Consip, Scafarto ai pm di Roma: "Il capitolo sugli 007? Suggerito da Woodcock" - Affaritaliani.it

Cronache

Consip, Scafarto ai pm di Roma: "Il capitolo sugli 007? Suggerito da Woodcock"

Marco Zonetti

Il capitano del Noe Scafarto ai pm di Roma: "Il capitolo sugli 007 nell'informativa sul caso Consip me la suggerì Woodcock"

Fu il pm di Napoli Henry John Woodcock a "rappresentare" al capitano del Noe Gianpaolo Scafarto l'opportunita' di dedicare un capitolo dell'informativa ai magistrati che indagano sul caso Consip sulla presunta presenza di esponenti dei servizi segreti durante l'attivita' di indagine dei carabinieri. Lo ha detto lo stesso Scafarto ai pm di Roma che ieri lo hanno interrogato in relazione a due episodi di falso contenuti in quella informativa che riguarda anche Tiziano Renzi, padre dell'ex premier. "La necessita' di dedicare una parte della informativa - avrebbe riferito Scafarto ai pm di Roma - inerente al coinvolgimento di personaggi legati ai servizi segreti, fu a me rappresentata come utile direttamente dal dottor Woodcock". "Al posto vostro farei capitolo autonomo su tali vicende", gli avrebbe consigliato il pm napoletano.

E nell'inchiesta di Napoli spuntano poi nuovi falsi. Nuovi elementi, infatti, rischiano di mettere ulteriormente in difficoltà il capitano del Noe, Gianpaolo Scafarto, accusato dalla procura di Roma di aver volontariamente falsificato l'informativa principale dell'inchiesta Consip, a cominciare dall'attribuzione all'imprenditore Alfredo Romeo, in carcere per corruzione, di un'intercettazione in cui si ricorda un incontro con Tiziano Renzi (a parlarne sarebbe stato, invece, il consulente ed ex parlamentare Italo Bocchino). Tre, in particolare, secondo quanto ricostruisce il Messaggero, sono le nuove contestazioni su cui Scafarto ha dovuto rispondere ieri pomeriggio durante un lungo interrogatorio, di oltre 5 ore, al procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, all'aggiunto Paolo Ielo e al pm Mario Palazzi, titolari dell'indagine Consip. Alla principale accusa, ovvero quella di aver attribuito a Romeo l'intercettazione su Tiziano Renzi, il capitano del Noe avrebbe risposto: "È stato un errore. Solo un errore. Non c'era nessun dolo, non l'ho fatto intenzionalmente".

Esattamente un mese fa, il giorno in cui ha saputo che era indagato per falso nell'ambito dell'inchiesta sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione, Scafarto, si era avvalso della facoltà di non rispondere perché, aveva spiegato il suo avvocato, voleva capire meglio quali fossero le accuse. Ieri ha invece voluto fornire la sua versione dei fatti.

Le tre nuove contestazioni. La prima: le verifiche dei Carabinieri del Nucleo investigativo di Roma hanno smentito tutta la ricostruzione di Scafarto sulle protezioni, nell'ambiente dei servizi segreti, che avrebbero aiutato Romeo e servivano anche a confermare i legami diretti tra gli indagati e palazzo Chigi. Ricostruzione in cui il capitano del Noe riferisce di un presunto appuntamento tra l'imprenditore napoletano e una persona dei servizi segreti, un ufficiale "in forza all'Aisi con incarico dirigenziale operativo".

Incontro che risulta fondamentale anche perché sarebbe stato concordato proprio per il giorno successivo all'inserimento di un trojan nel computer di Romeo. Le altre due contestazioni riguardano tutta la ricostruzione contenuta nel capitolo 17 dell'informativa, quello dedicato proprio alle coperture da parte dei servizi segreti in favore di Romeo. Impianto che traballa. Secondo quanto hanno riferito gli investigatori del comando provinciale di Roma, Scafarto avrebbe omesso alcune intercettazioni che avrebbero messo in discussione tutto l'ìmpianto complessivo.Omissioni che secondo la Procura capitolina sarebbe state effettuate intenzionalmente.

Le domande al capitano del Noe, infine, hanno toccato anche l'appuntamento a Fiumicino tra Tiziano Renzi e un "mister x", rivelatosi poi un imprenditore in affari con il padre dell'ex premier indagato per traffico di influenze. Gli inquirenti hanno chiesto a Scafarto di chiarire se avesse fatto indagini sull'identità dell'uomo. Anche in questo caso, la presenza di un uomo senza volto era citata come indizio di quanto e come Renzi sapesse di essere indagato. Secondo quanto ha riferito il difensore di Scafarto, il militare ha fatto "una ricostruzione dell'attività svolta e sono stati spiegati i metodi". E' in arrivo una memoria scritta.