Cronache
Coronavirus,"Cambio strategia in Lombardia.Medici a casa di chi ha febbre"
Vittorio Demicheli, epidemiologo dell’Ats di Milano: "Un elenco di quasi 140 mila nominativi di persone da seguire da vicino"
Coronavirus,cambio strategia in Lombardia. Medici a domicilio di chi ha febbre
L'emergenza Coronavirus in Italia prosegue e la Lombardia fa registrare numeri da record. Il rischio è che molti positivi non siano ancora stati individuati, perchè asintomatici o perchè pur avendo la febbre non pensano di avere il virus. Nei conti del coronavirus - spiega Vittorio Demicheli al Corriere della Sera - non ci sono più né gli asintomatici, né di fatto chi è a casa con febbre, tosse e raffreddore ma non transita da un ospedale. Vuol dire che i potenziali contagiati potrebbero essere molti di più, anche il doppio rispetto alle statistiche. Occorre, quindi, aggiornare le strategie per gestire i pazienti a domicilio oltre che in ospedale".
Vittorio Demicheli, epidemiologo dell’Ats di Milano (che comprende anche la provincia di Lodi) e dell’Unità di crisi del governatore Attilio Fontana, parla con franchezza. Perché il numero di positivi accertati non corrisponde più alla realtà? "Non sappiamo quanti pazienti si sono contagiati senza sviluppare sintomi o manifestando una normale influenza. Nel tempo l’aumento dei contagiati ha portatoaspostare il test con tampone al momento del ricovero». Ma non sarebbe meglio fare il tampone a tutti? «Con una diffusione così a tappeto dell’epidemia noi al momento non lo consideriamo significativo. Per più d’un motivo. Innanzitutto l’esito del test è momentaneo: una persona può avere già contratto il virus, ma essere ancora negativa, oppure non averlo, ma mantenere senza saperlo contatti con soggetti positivi. Ogni quanti giorni dovremmo fare il tampone. Chi ha la febbre ed è a casa - prosegue Demicheli - ormai è molto probabile che abbia il Covid-19. Farlo andare in ospedale sarebbe ingestibile. E un’équipe può svolgere al domicilio non più di 20-25 tamponi al giorno e parliamo di migliaia di casi. Il tutto per un risultato che non influenza né la terapia né il modo di ridurre il contagio".
"Chi ha i sintomi deve adottare le precauzioni dei positivi accertati: isolarsi in casa e proteggere chi vive con lui. È importante che abbia il medico di famiglia che lo segue. Vorremmo che potesse restare in contatto con i pazienti a domicilio in modo sistematico e seguirne il decorso, attivando con le unità speciali di continuità assistenziale che stiamo costituendo una visita al domicilio quando serve. Pensiamo che si possa ridurre molto l’attività di studio e mantenere un contatto continuo telefonico sia conipazienti Covid-19, sia con chi ha sintomi influenzali, sia con i pazienti più fragili che devono essere incentivati a restare a casa e seguiti anche nei loro bisogni sociali. All’Ats di Milano oggi abbiamo attivato un portale con un elenco di quasi 140 mila nominativi di persone da seguire da vicino. Ciascun medico di famiglia - continua nell'intervista al Corriere della Sera - dovrà farsi carico dei propri pazienti. Monitorandoli al telefono giorno per giorno. Tampone a tutti i medici e infermieri? No, è meglio che dispongano di dispositivi di sicurezza in abbondanza".