Cronache

Coronavirus, fuoriuscito da un laboratorio? Non si potrà escluderlo per anni

di Antonio Amorosi

Appare naturale ma non si può escludere definitivamente l’ipotesi che sia fuoriuscito da un laboratorio. Forse non lo capiremo mai. Un problema di trasparenza.

La confusione sul Coronavirus continua a regnare. 

Se è chiaro che il governo cinese ha comunicato in ritardo “la diffusione” del virus, appare ancora misteriosa l'origine e quando si sia propagato in Cina. Secondo uno studio della Harvard Medical School, Boston University of Publich Health e Boston Children's Hospital i parcheggi degli ospedali di Wuhan hanno avuto un'impennata di veicoli parcheggiati ad agosto del 2019 con un picco a dicembre 2019. La ricerca è frutto di un incrocio dell'analisi satellitare dei mezzi in sosta negli ospedali e delle ricerche fatte su internet dagli utenti cinesi.

 

Ma se non è chiaro il quando, lo è ancora meno il come si sia originato l’agente patogeno. Per la stragrande maggioranza dei ricercatori la provenienza è naturale ma resta difficile, se non impossibile confutare l'ipotesi contraria che il virus sia fuoriuscito da un laboratorio.

 

Uno studio internazionale di 15 ricercatori dal titolo“Origin and cross-species transmission of bat coronaviruses in China” e pubblicato sulla rivista BioRxiv (uno degli archivi più famosi di biologia e scienze della vita) il 31 maggio scorso, sostiene che i pipistrelli siano i bacini di sviluppo di questo virus ma "l'evoluzione e la diversificazione di questi Coronavirus rimane scarsamente compresa". Tradotto: non si sa come muti e come sia arrivato all’uomo. I ricercatori hanno analizzato le sequenze parziali di migliaia di coronavirus trovati sui pipistrelli in Cina e sostengono che la pandemia sia strettamente correlata a un gruppo di virus tracciati sui pipistrelli a ferro di cavallo (i rhinolophus). Ma quel tipo di pipistrello non è diffuso solo in Cina, c’è anche in altri Paesi asiatici. Altro elemento misterioso resta comprendere attraverso quale animale sia stato trasmesso all'uomo. L’ipotesi più accreditate è che sia accaduto tramite lo zibetto, il mammifero.Per poterlo provare occorrerebbe, ha affermato Rob Grenfell, direttore dell'unità Health and Biosecurity dell'organizzazione di ricerca scientifica e industriale del Commonwealth Melbourne, in Australia, un campionamento diffuso dei Coronavirus nella fauna selvatica e nel bestiame cinese; analisi impossibile da sviluppare in un Paese con un regime dittatoriale.

 

Le analisi effettuate sull’origine della Sars del novembre 2002 arrivarono ad una conclusione solo nell'aprile 2003, ricorda David Cyranoski su Nature, quando i ricercatori collegarono gli zibetti a due persone ammalate, una cameriera e un cliente di un ristorante che erano state colpite dalla Sars: in quel locale si servivano zibetti. A ritroso poi ci sono voluti 15 anni e un amplissimo campionamento di animali per trovare lo stesso patogeno strettamente correlato ai pipistrelli. In più in Cina ci sono migliaia di caverne, per lo più in zona remote, che ospitano questi tipi di mammiferi. E i ricercatori affermano che per individuare la fonte dell'attuale Coronavirus potrebbero volerci altrettanti anni. 

 

IL VIRUS HA ORIGINI DI LABORATORIO?

Dall’inizio della pandemia molte ipotesi, alcune anche  complottiste, hanno messo al centro del contagio il laboratorio di massima sicurezza di Wuhan che si occupa di studiare i virus animali.Sebbene non ci siano prove a sostegno della tesi che il virus sia uscito da quel laboratorio, per gli scienziati che si sono occupati della materia non è possibile neanche escluderlo completamente. E sarà molto complicato farlo in futuro. La tesi potrà restare in circolazione per tantissimi anni. In via ipotetica potrebbe essere accaduto che il virus o un animale portatore abbia infettato un operatore del laboratorio di Wuhan che lo ha poi trasmesso fuori dalla struttura. E teoricamente è possibile che gli scienziati del laboratorio abbiano modificato il genoma del virus, a fini di ricerca, prima che sfuggisse. Ma resta un’ipotesi.

 

Ragionamento che compare in un dossier degli 007 americani, citato sia dalla Cnn che dal Washington post. Secondo i Servizi americani il virus potrebbe essersi diffuso a causa di un incidente nel laboratorio di Wuhan, come sostenuto a gennaio anche dal direttore del Tgcom 24 Paolo Liguori. Un’inchiesta di Nature non ha potuto sciogliere il dilemma anche perché la mancanza di collaborazione dei ricercatori cinesi non ha permesso di comprendere cosa sia davvero accaduto in Cina. “La cosa grave è che per più di 2 mesi i cinesi hanno nascosto l'incidente che risalirebbe ai primi di novembre”, aveva spiegato Liguori”. I ricercatori della rivista sostengono non vi sia traccia di incidenti anche con la Sars (in un periodo successivo all’epidemia del 2002) altri virus sono sfuggiti accidentalmente dai laboratori cinesi  senza provocare focolai significativi ma lo si è scoperto solo dopo tempo.

 

Di recente uno studio dello scienziato norvegese Birger Sørensen e dell'oncologo britannico Angus Dalgleish hanno affermato di aver identificato sezioni artificiali “inserite sulla superficie del picco SARS-CoV-2". Per la comunità scientifica internazionale non ci sono prove che il Coronavirus sia stato ingegnerizzato artificialmente, sebbene la pandemia abbia avuto origine a Wuhan.

 

Ma metà degli italiani restano convinti che ci sia un nesso con il laboratorio. Secondo un sondaggio di Swg il 47% degli italiani crede alla “tesi del laboratorio cinese” e per tanti degli intervistati sarebbe anche stato fatto circolare intenzionalmente. Solo un'indagine investigativa complessa potrebbe sciogliere il nodo. Ma per farla occorrerebbe prelevare campioni da laboratorio, intervistare il personale, rivedere i registri del centro, analizzare le registrazioni delle attività relative alla sicurezza. Investigazioni difficili da attuare nei centri di ricerca occidentali, figuriamoci in un Paese come la Cina.

 

La mancanza di trasparenza resta il problema principale che non porta ad escludere l’ipotesi che sia uscito dal laboratorio. Al contrario diversi scienziati  sostengono che il genoma del virus non sia di origine artificiale perché i processi di trasformazione a cui sarebbe stato sottoposto il ceppo originario sarebbero naturali.