Cronache
Coronavirus, Gallera sfida Sala: "Sono pronto a fare il sindaco di Milano"
L'assessore al Welfare della Lombardia: "Non è una guerra, ma quasi, chi non l’ha capito si svegli"
Coronavirus, Gallera sfida Sala: "Sono pronto a fare il sindaco di Milano"
Il Coronavirus in Italia continua ad essere devastante, impressionanti i numeri di morti e contagiati. La regione più colpita è sempre la Lombardia e chi lotta in prima linea, oltre a medici e infermieri è l'amministrazione di Regione Lombardia, oltre al presidente Attilio Fontana il volto che i lombardi ma non solo, ormai tutti gli italiani hanno imparato a conoscere, è quello di Giulio Gallera, assessore al Welfare. Ogni tardo pomeriggio attravero una diretta Facebook snocciola i numeri, ma lo fa in modo coinvolgente, cercando sempre di trovare lati positivi ad una vicenda drammatica e questo viene apprezzato da più parti. "Da un mese sto dentro al bunker della Regione Lombardia, - spiega in un'intervista a Repubblica - dalle 8 a mezzanotte".
"Mi è venuto naturale - prosegue - mettermi davanti a Facebook e spiegare da assessore che cosa accadeva. Ho cercato sempre di essere chiaro, trasparente e concreto. Di dire tutto e nello stesso tempo di certificare che il nostro sistema sanitario regge. Infondere speranza e non drammatizzare. Cioè, mi sto vivendo sino in fondo il mio ruolo istituzionale". Da più parti si dice che il centrodestra abbia trovato in lei finalmente il candidato sindaco per Milano e l’uomo giusto per fronteggiare Beppe Sala. Che risponde? «Sono milanese, sono stato vent’anni al Comune, conosco ogni via della mia città e ne sono innamorato. Mi sono sposato qui, ho due figli al liceo, se servirà candidarmi, non mi tirerò indietro".
Sull'alto tasso di mortalità in Lombardia. "Penso - prosegue su Repubblica Gallera - che il tasso di mortalità sia molto più basso, ma in questo momento bisogna dare il dato statistico e non discutere delle percezioni. Sul totale dei contagiati certi, quella è la percentuale. Il sommerso è sommerso, faremo i conti alla fine. In corso d’opera stiamo dando regole per essere più performanti e abbiamo detto al medico di medicina generale di tenere monitorati i pazienti. Prima con una telefonata, poi andando a domicilio se è il caso. Moltissimi pazienti dicono “sappiamo di averlo preso”, magari sono asintomatici e lo trasmettono, ma attenzione, se la mortalità qui in Lombardia è più alta di Wuhan dipende dal fatto che la qualità delle cure in Italia è altissima. Qui abbiamo un numero gigantesco di anziani perché superano operazioni e malattie, sono accuditi alla perfezione, i decessi hanno numeri più alti perché da noi gli anziani vivono di più".