Cronache
Coronavirus, Viminale: ispezioni nelle aziende per verificare misure antivirus
Una circolare del Viminale autorizza i controlli sulle aziende che hanno ripreso la produzione per verificarne le misure di sicurezza anti-contagio
Il Viminale ha dato il via ai controlli della Guardia di finanza per verificare che la produzione nelle aziende riaperte corrisponda a quanto dichiarato, e dell’Ispettorato del lavoro per verificare che siano prese tutte le misure di sicurezza anti-contagio sul luogo di lavoro. Inoltre, la polizia potrà aiutare a rintracciare le persone entrate in contatto con un malato di coronavirus che non è in grado di fornirne il numero di telefono.
Il Viminale: via ai controlli di Gdf e Inl nelle aziende
Con una circolare inviata ai prefetti, il capo di gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi, ha chiesto l’intervento di Guardia di finanza e Ispettorato del lavoro. Il dubbio è che alcune delle aziende che hanno ripreso la produzione non siano in realtà comprese nell’elenco autorizzato dall’ultimo dpcm del 10 aprile, oppure, se anche comprese, che non abbiano messo in atto tutte le misure di sicurezza previste per evitare il contagio sul luogo di lavoro.
I finanzieri dovranno, tramite "le banche dati in uso e, ove necessario, rilevamenti presso le sedi aziendali, verificare la veridicità del contenuto delle comunicazioni prodotte dalle aziende", per garantire che nelle aziende si stia effettivamente producendo ciò che si è dichiarato, ovvero beni consentiti perché appartenenti a quelle filiere che non possono fermare la produzione.
Gli ispettori del lavoro dovranno invece verificare che all’interno degli spazi lavorativi di queste aziende siano state adottate tutte le misure di sicurezza previste, come il distanziamento sociale, l’uso di mascherine e guanti (o tute, se necessario), la disponibilità di gel igienizzanti e attività di sanificazione, ed eventualmente il controllo della temperatura del personale.
Sempre all'ispettorato del lavoro è demandato l'incarico di controllare anche negozi e supermercati, per garantire che siano rispettate le misure precazionali non solo tra lavoratori ma anche tra clienti. Oltre ai dispositivi di protezione individuale e alla distanza minima da mantenere, bisognerà anche accertarsi che le persone si trattengano nell'attività commerciale solo il tempo necessario agli acquisti.
La polizia potrà rintracciare i numeri di telefono delle persone a rischio
È partita poi la richiesta di collaborazione, ovviamente accettata, alla Polizia di stato nel rintracciamento di persone venute a contatto con malati di coronavirus che però non sono stati in grado di fornire un numero di telefono per avvertirle. “È davvero raro, tuttavia è successo in un paio di casi che le Asp abbiano avuto la necessità di rintracciare delle persone entrate in contatto con pazienti risultati positivi che non ne conoscevano il numero di telefono. Da qui la richiesta, con una semplice lettera (nessuna ordinanza) al capo della Polizia chiedendo che le questure possano collaborare in questi casi".
Non è un sistema di tracciamento e non c’è nessuna violazione della privacy, ma è una possibilità attuabile in accordo tra forze di polizia e gestori telefonici, per altro già prevista dall'articolo 14 del Decreto legge n. 14 sullo scambio di dati tra amministrazioni dello Stato, data dal capo della Polizia Franco Gabrielli a una richiesta arrivata dal capo della protezione civile Angelo Borrelli.