Coronavirus, il Libano ferma i voli. Ai controlli, un medico formato in Italia - Affaritaliani.it

Cronache

Coronavirus, il Libano ferma i voli. Ai controlli, un medico formato in Italia

Aeroporto di Beirut chiuso fino al 29 marzo. Lo specialista: "Contro il covid-19, l'isolamento a casa serve di più che la chiusura dei luoghi pubblici"

COVID-19, il Libano blocca i voli, controlli affidati a uno specialista di formazione italiana

Il dottor Mallah, rianimatore: “L’Italia è un grande Paese e ha i mezzi per vincere l’epidemia”.

 

di Paola Serristori

 

Ultimi giorni per gli italiani che devono raggiungere o lasciare il Libano, crocevia del traffico da e per il Medioriente e l’Europa. Da mercoledì sarà chiuso anche l’aeroporto di Beirut, sino al 29 marzo. Poi si deciderà che cosa fare. Due casi certi provenienti dall’Iran e uno dubbio sono stati intercettati nello scalo internazionale Rafic Hariri.

L’ambulatorio sanitario è diretto dal dottor Hassan Mallah, che ha un curriculum italiano. Laureato con brillante merito all’Università di Genova, giovanissimo si era specializzato in Rianimazione ed Anestesiologia nell’equipe del professore Umberto Valente, pioniere dei trapianti d’organo.

Appassionato dello studio e del proprio lavoro, decise il rientro in Libano, alla fine della guerra civile, per contribuire alla ricostruzione del Paese, che aveva bisogno di competenze nel settore della Sanità. È lui che ha garantito la sicurezza sanitaria dei profughi siriani sui voli verso l’Italia. Iscritto all’Ordine dei Medici di Modena, torna periodicamente per aggiornamenti. Affari l’ha intervistato.

Dottor Mallah, lei che ha una lunga esperienza specialistica, può spiegarci perché il virus è così potente sull’uomo in tutti i Paesi?

“Perché colpisce le cellule alveolari dei polmoni e l’ossigeno non può più passare attraverso i polmoni e raggiungere gli organi vitali. I polmoni si fermano. Perciò è necessario intubare i pazienti e mantenerli in vita con la respirazione artificiale.”

Perché voi specialisti consigliate l’isolamento?

“A volte il virus colpisce senza dare sintomi per quindici giorni e questo è l’aspetto più pericoloso, perché può infettare in modo esponenziale.”

Allo stato attuale delle conoscenze, i controlli sono efficaci?

“A Beirut controlliamo i passeggeri uno per uno. Saliamo sugli aerei, protetti da tuta, maschera, ed occhiali e verifichiamo lo stato di salute di ognuno. La febbre non è sempre presente, bisogna fare un esame più attento per identificare i casi. Tuttavia la decisione di chiudere gli aeroporti è logica. La permanenza di chiunque in un luogo chiuso, dove circola poca aria, per esempio l’aereo, è pericolosa in sé. Per via di quei pazienti asintomatici, tra i quali i bambini, che hanno un sistema immunitario più robusto e che possono diventare vettori inconsapevoli del virus.”

Ci conferma quali sono i sintomi?

“Malessere generale, anche senza febbre. Mal di gola. Stanchezza, dolori muscolari in tutto il corpo, astenia. Poi subentra la difficoltà respiratoria. La capacità di combattere il virus diminuisce dopo 70 anni.”

Oltre agli anziani, chi è a rischio?

“Chi ha problemi di salute, come il diabete, o cardiocircolatori, la pressione alta. In tali condizioni l’organismo viene indebolito ed il virus penetra con maggiore forza, diffondendosi ed aggredendo rapidamente gli alveoli polmonari, provocando l’arresto respiratorio.”

Avete controllato molti italiani in transito?

“In Libano vivono o lavorano moltissimi italiani, tra i quali i componenti della forza di pace dell’ONU, cittadini che hanno sposato donne libanesi, operai. Mi spiace molto per le notizie che arrivano dall’Italia. La Lombardia, che è una regione all’avanguardia, è diventata l’epicentro dell’epidemia e questo mi mette una grande tristezza. Auguro all’Italia di vincere al più presto la lotta contro il COVID-19 perché è grande Paese e ha i mezzi per sconfiggere il virus. Sono disponibile attraverso il mio numero di telefono, che è diffuso attraverso l’Ambasciata, a fornire informazioni utili agli italiani. Già in molti mi chiamano.”

Qual è il suo consiglio?

“L’isolamento a casa serve di più che la chiusura dei luoghi pubblici. Uscire solo per le necessità. Spostarsi, viaggiare, è molto rischioso perché si entra in contatto con un numero incalcolabile di persone, spesso in ambienti chiusi. Non si sa ancora esattamente quanto il virus può resistere all’esterno del corpo umano, ma molto più che altri agenti patogeni. Pulire regolarmente le superfici con detergenti o disinfettanti. La stessa pratica è da adottare per le mani, che lo veicolano all’entrata del corpo. Non toccare gli occhi, il naso, e le orecchie sino a che le mani non sono state disinfettate o lavate bene con sapone ed acqua.”

Il sistema di controlli sanitari era già stato messo a punto ed efficiente durante la migrazione dalla Siria, che raggiungeva l’Italia attraverso l’aeroporto di Beirut. Oggi c’è ancora questo flusso?

“No, si è interrotto una settimana fa, su disposizione del governo. I campi profughi siriani sono nel Nord del Paese, nella zona di confine. Le partenze, quando riprenderanno, saranno comunque sicure dal punto di vista della profilassi. A tutti i profughi pratichiamo le vaccinazioni obbligatorie, tra cui l’antipolio, prima dell’imbarco.”