Cronache

Coronavirus, rischio infezione per chi pulisce ospedali e terapie intensive

Mario Benotti

Due case religiose di suore infettate a Roma, una sorella grave in ospedale. Una signora di 48 anni addetta alla cassa del supermercato Simply di Brescia deceduta per Coronavirus. Una Infermiera dell’Ospedale di Jesolo che non ha sopportato oltre i turni massacranti a cui era obbligata per senso del dovere che ha deciso di togliersi la vita. Dobbiamo porre l’attenzione – oltre che al necessario supporto verso medici ed infermieri che stanno per l’appunto andando oltre il possibile – e riflettere su quante persone in questo momento stiano lavorando per consentirci di stare a casa rispettando le disposizioni del Governo.

Chi sono queste persone che molte volte per poche ore di lavoro e quindi una paga modestissima si alzano all’alba contando non su voucher per la baby sitter ma sull’aiuto di genitori anziani ( già, gli anziani , quelli che stanno pagando il contributo più alto di vite in questo momento ) per recarsi sul luogo di lavoro che molte volte è il supermercato, il mezzo pubblico, l’ospedale, la sua terapia intensiva che va pulita entrando in contatto di fatto con le persone infettate che li stanno lottando per la vita, la casa per anziani, l’ufficio pubblico pregando il Dio di tutti affinchè vada tutto bene?

Adesso il rischio – ove non si intervenga - è che si crei un’altra emergenza: chi è impegnato nella sanificazione e nella pulizia degli ospedali – comprese le terapie intensive di cui tanto si parla in questo momento – potrebbe non avere a breve a disposizione – secondo un comunicato di ANIP Confindustria, (500 mila addetti e 44 miliardi di fatturato) i più semplici dispositivi di protezione individuale. Il Presidente Lorenzo Mattioli è molto netto: “ Il rischio è che tra pochi giorni le maestranze non saranno più protette: niente mascherine, camici o guanti. A fronte di chi ci chiede di moltiplicare il nostro impegno, saremmo costretti a chiudere. E con noi il Paese.

Il decreto ‘Cura Italia’ ha messo l’accento sull’importanza della sanificazione, ma ci lascia senza armi: è il momento della solidarietà, della responsabilità e del coraggio. Le nostre imprese e i nostri lavoratori non possono essere lasciati soli”. Di più – dice ancora Mattioli in un suo comunicato ufficiale – “ Il protocollo per la sicurezza dei lavoratori firmato solo pochi giorni fa, per noi sembra non valere: non esiste un canale di approvvigionamento certo per dotarci di mascherine sicure anzi, siamo costantemente a rischio speculazione in un mercato impazzito”.

Mentre prima le Regioni del Nord e poi il Governo centrale chiudono di fatto l’Italia e mentre si stanno allestendo ospedali di emergenza come quello in Fiera a Milano o quello degli Alpini alla Fiera di Bergamo sommessamente ci permettiamo di richiamare l’attenzione su questo punto che ci appare delicato e per alcuni versi fondamentale: in questa situazione di pericolo il personale addetto alla sanificazione di punti tanto delicati del Paese quali Case di riposo o Ospedali va necessariamente equiparato ai medici e infermieri del Servizio Sanitario Nazionale quali destinatari privilegiati di dispositivi di protezione individuale perché gli ospedali – tutti – qualcuno li deve pulire e sanificare.

Siamo certi che una soluzione verrà trovata, per evitare ulteriori problemi di cui certo non sentiamo in questo momento il bisogno. Dietro a questi lavori – per quanto umili – ci sono persone, padri e madri che debbono tornare a casa il più possibile in sicurezza, come lo debbono fare medici ed infermieri. E la tutela delle persone impegnate in frontiera nell’emergenza – come ad esempio i farmacisti , spesso dimenticati o chi sta lavorando nei supermercati per consentirci di fare i nostri acquisti, vogliamo dirlo in termini solo costruttivi e mai polemici – deve essere al primo posto nell’agenda di chi sta affrontando una situazione purtroppo senza precedenti. Non metterci attenzione potrebbe creare un nuovo, grosso e ulteriore problema.