Cronache

Coronavirus/ Vitamine C-D, zinco e medico di base: la barriera anti Covid

di Alberto Contri

Una corretta nutrizione del microbiota, costituiscono, a detta di immunologi e nutrizionisti, una buona barriera contro diverse infezioni, Covid 19 incluso

La drammatica vicenda del Covid-19 si dipana sotto i nostri occhi come le puntate di Black Mirror, con in più l’agghiacciante constatazione che noi siamo tra i protagonisti della trama.  Prima le cronache dalla lontana Cina, poi la scoperta di averlo in casa, lo smarrimento creato da virologi prima negazionisti e poi scatenati vaccinisti, la rapida e drammatica saturazione delle terapie intensive, la spasmodica ricerca dei respiratori e delle mascherine, lo smarrimento dei medici che cadono sul campo, la strage degli anziani, l’incubo di un paese bloccato e dell’economia a picco. Poi le diatribe sulle origini del virus: zoonosi o sintesi in laboratorio? La questione è diventata subito un pericoloso caso di politica internazionale. 

Relegati in casa “per il loro bene” gli italiani si incollano alla tv dove impazzano i virologi, alcuni seri e precisi, altri diventati rapidamente primedonne. I talk show ci sguazzano, i conduttori immancabilmente piazzano le inutili e ricorrenti domande: Quando finirà? Quando si troverà il vaccino? Quando potremo riprendere la vita normale? Domande cui non può arrivare risposta, né dai comitati scientifici, né dai ministri, mentre il presidente del Consiglio presente in una perenne conferenza stampa rassicura che sta lavorando per noi, e che “tutti insieme ce la faremo”. Mentre il mantra costantemente ripetuto è “dovremo soffrire finché non ci sarà il vaccino”.

Per vederci più chiaro ho cominciato a consultare la rete delle conoscenze accumulate in venti anni di gestione della più importante agenzia multinazionale di comunicazione alla classe medica: pneumologi, internisti, cardiologi, anestesisti, chirurghi. Tutti hanno osservato che essendo stati presi alla sprovvista grazie alle titubanze dell’OMS nel dichiarare la pandemia, si è fatto tutto il possibile partendo inevitabilmente dalla coda: quando la casa sta bruciando non puoi stare a filosofare. E così sono stati commessi gli errori che più o meno sono stati commessi in molti paesi: una corsa all’ospedalizzazione che ha moltiplicato il contagio.

Il virus ha messo in luce tutte le magagne della tanto invocata medicina del territorio, che di fatto non esiste: il medico di famiglia è rimasto un antico ricordo. Fatta salva una percentuale di medici coscienziosi e anche coraggiosi, la maggioranza ha preso tempo (non sapendo nulla della nuova infezione) e poi ha spedito con letale ritardo i pazienti al pronto soccorso e in ospedale, dove già circolano per definizione diverse malattie iatrogene, figuriamoci un virus così aggressivo. Inoltre, quando si pensava che provocasse una grave polmonite, si è agito su quel fronte potenziando le terapie intensive e andando a caccia di respiratori in tutto il mondo. Peccato che il più delle volte i ricoverati ne siano usciti senza vita o malconci. nonostante l’abnegazione di medici e infermieri. 

Intanto, tv e giornali ripetevano il solito mantra del vaccino. Giusto per ricordarlo, il Corriere della Sera ha occupato una pagina intera intervistando Bill Gates, incurante del fatto che il filantropo ha diverse partecipazioni in aziende produttrici di vaccini, e, secondo il nipote di Rober Kennedy, sarebbe responsabile di un gran numero di morti e di gravi effetti collaterali per i vaccini distribuiti in vari paesi del mondo. A questo proposito ritengo utile sottolineare che l’autorevolezza scientifica è tale solo se non è messa in dubbio da gravi conflitti di interesse. 

Più modestamente, dopo aver praticato attente autopsie, alcuni bravi medici impegnati sul campo hanno intuito che la polmonite era l’effetto finale di un’altra causa-effetto provocati dal virus: la trombosi dei microvasi polmonari. Per cui, intervenendo rapidamente con anticoagulanti, antiinfiammatori e antivirali (tutti farmaci pure vecchiotti) si è scoperto di poter evitare l’ospedalizzazione risolvendo la malattia a domicilio. L’Azienda unica del farmaco ha finalmente autorizzato un protocollo con questi farmaci, ma intanto il tam tam della corretta intuizione aveva già fatto in pochissimi giorni il giro degli ospedali italiani e stranieri, e i buoni risultati sono rimbalzati ovunque con grande sollievo. Ma il solito onnipresente virologo televisivo ha trattato questa ipotesi come una mezza bufala non confermata dalla scienza, ricordando con la sempre più sospetta insistenza che il vaccino è l’unica soluzione. Fatto di cui sempre più medici e ricercatori cominciano a dubitare, anche perché si è scoperto da poco che il virus è già diviso in tre ceppi diversi (si suppone pure l’esistenza di tanti sottotipi) e mostra una  dannata propensione a mutare. 

Per cui se è già difficile trovare un vaccino, come se ne potranno trovare sei o sette?

Ho voluto raccontare tutto questo per chiedere come mai il governo si continua a comportare come se ci fosse in giro la peste, mentre chi combatte sul campo sta scoprendo che in una rilevante numero di casi ci si trova di fronte ad una malattia virale che, se presa in tempo, si può curare a casa con farmaci tradizionali, senza intasare ospedali e senza dover aspettare il tempo del ricovero, causa principale dell’aggravamento, dell’insorgere della polmonite  e della necessità di ricorrere poi alla terapia intensiva. 

Sotto questa luce, la fase due potrebbe assumere un aspetto diverso: si potrebbe interrompere con maggiore serenità la segregazione che blocca il paese.  Potendo allertare adeguatamente il medico di base sulle nuove acquisizioni e sui protocolli da seguire, pur continuando a raccomandare le dovute precauzioni, le eventuali infezioni potrebbero venire curate subito a domicilio, e si potrebbe pure contare sul fatto che invece di morire in terapie intensiva di polmonite interstiziale, molti più guariti presi in tempo potrebbero poi tornare a circolare con la loro brava dose di anticorpi, favorendo la tanto sospirata immunità di gregge. 

E’ una ipotesi di cui molti clinici mi hanno parlato, è pur sempre un’ipotesi, ma certamente meno fantascientifica del vaccino risolutore in tempi brevi. 

E’ di poche ore fa  la notizia che il Surgeon General americano Jerome Adams ha deciso di abbandonare il modello predittivo di Bill Gates per il terrore che semina nella popolazione, spingendola a vedere il lontano vaccino come unica soluzione mentre si tiene bloccato il paese.

(https://www.fort-russ.com/amp/2020/04/major-plans-to-re-open-u-s-surgeon-general-adams-dumps-gates-predictive-contagion-model/)

Altro dato importante che viene totalmente dimenticato è la prevenzione e il rinforzo del sistema immunitario. Dosi adeguate di vitamina C e D, zinco, selenio, antiossidanti, una corretta nutrizione del microbiota, costituiscono, a detta di immunologi e nutrizionisti, una buona barriera contro le più diverse infezioni, Covid 19 incluso. Ma nei decaloghi di comportamento che ci ammanniscono quotidianamente giornali e tv, di questi consigli non v’è quasi mai traccia. 

Ragionando in questa ottica, si potrebbero quindi prendere decisioni in grado di consentire al paese di riprendere a vivere e a produrre, senza rovinarsi del tutto nell’attesa dell’araba fenice.