Cronache

Coronavirus,"In terapia intensiva a pancia in giù".Tecnica che salva le vite

Luciano Gattinoni è il "papà" di questa procedura: "Miglior ossigenazione dei polmoni"

Coronavirus, "In terapia intensiva a pancia in giù". Tecnica che salva le vite

L'emergenza Coronavirus non si placa. Gli ospedali sono sempre più pieni, ed è corsa contro il tempo per reperire oltre al personale sanitario anche i macchinari, soprattutto respiratori per la terapia intensiva e sub-intensiva. E proprio per la rianimazione uno degli esperti è stato colui il quale ha avuto l'intuizione di mettere i pazienti a pancia in giù, ed è stato primario del Policlinico di Milano."Una tecnica - spiega Luciano Gattinoni che permette una migliore ossigenazione dei polmoni e quindi un maggior tasso di sopravvivenza. E pensare - spiega al Corriere della Sera - che all’inizio ridevano tutti di quella manovra. La medicina, si sa, è molto conservatrice. Nei primi tempi si riteneva che alcune gravi insufficienze respiratorie, che noi chiamavamo ARDS (ovvero, sindrome da distress respiratorio acuto), interessassero tutto il polmone". 

"Fummo i primi a fare le tac polmonari, vedendo invece che la parte superiore del polmone era piena d’aria, mentre la parte compromessa era quella più vicina alla colonna vertebrale. Abbiamo notato che mettendo il paziente a pancia in giù il sangue sarebbe andato nella parte aperta e ci sarebbe stata una ossigenazione migliore. E questo in effetti succedeva. Il miglioramento non era tanto dovuto all’ossigenazione, quanto al fatto che in posizione prona le forze si distribuiscono nel polmone in modo più omogeneo. Mi sono ispirato - conclude Gattinoni - alle donne lombarde - che tenevano i bambini a pancia in giù per farli respirare meglio".