Cronache

Covid, gestione Arcuri: 203 milioni di euro di danni per le mascherine. Ma paga lo Stato (tutti noi). La sentenza choc

di redazione cronache

La sentenza del Tribunale sulla fornitura dei dispositivi. Il contratto fu revocato su basi illegittime

Covid, contratto revocato su basi illegittime. Maxi richiesta di risarcimento allo Stato per le mascherine. La sentenza

Il Tribunale civile di Roma ha emesso una sentenza destinata a far rumore e relative alla gestione della pandemia legata al Covid. Il caso riguarda una delle tante partite di mascherine ed è relativo al periodo in cui a capo della gestione per l'emergenza c'era il commissario Domenico Arcuri. Il Tribunale di Roma ha condannato Palazzo Chigi a risarcire un fornitore di Dpi: il contratto fu revocato su basi illegittime. Il danno - in base a quanto risulta a La Verità - sarebbe enorme, si parla di 203 milioni di euro (interessi a parte), più 100mila € di spese legali. Alcune di quelle mascherine consegnate sarebbero state contestate dal commissario straordinario con comunicazioni ufficiali, affermando che le certificazioni tecniche richieste erano assenti, sebbene la società in questione avesse già ottenuto una validazione alternativa dall’Inail e successivamente anche dalle Dogane.

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A complicare la situazione è stata la decisione commissariale di risolvere parzialmente e poi totalmente il contratto, chiedendo il ritiro di migliaia di mascherine dai magazzini per presunte irregolarità. La società in questione nelle sue memorie - in base a quanto risulta a La Verità - ha bollato come "illegittime" le risoluzioni dei contratti, ma ha sostenuto anche che la decisione della controparte avrebbe "influito negativamente sulla sua liquidità, costringendola anche a cedere i crediti per coprire i costi operativi". La mancanza di prove dirette, insomma, si è rivelata un ostacolo insormontabile per dare seguito alla denuncia della società. Sta di fatto che i problemi relativi alla gestione del contratto della società da parte della struttura commissariale costa allo Stato (presidenza del Consiglio in solido con il ministero della Salute) 203.012.065 euro oltre gli interessi di mora e 119.000 euro di compensi professionali per i legali dell’azienda. Nel 2020 la fornitura venne stracciata per l’assenza di documentazione. Ma la ditta l’aveva già inviata con una Pec che non venne letta.