Cronache

Covid, Nicolosi (Unarma): "Per le restrizioni non incolpate i Carabinieri"

Il segretario generale Unarma dice agli italiani: "Comprendeteci". E al legislatore: "Sia più chiaro".

Le restrizioni finalizzate ad arginare il contagio da Covid-19 provocano insofferenza nei cittadini, privati di libertà personali e spesso di lavoro. I militari dell'Arma, come tutte le forze dell'ordine, sono chiamati a far rispettare quelle prescrizioni. E Antonio Nicolosi, segretario generale Unarma-Associazione Sindacale Carabinieri, dice agli italiani: "Comprendeteci". E al legislatore: "Sia più chiaro".

In periodo di pandemia le Forze dell'ordine, e quindi anche l'Arma, hanno il compito "anomalo" di controllare che i cittadini rispettino le norme anti contagio. E' una missione agevole?

Il compito delle Forze dell’Ordine per la pandemia non è molto agevole. Nella prima ondata mancavano le informazioni di base, i dispositivi di sicurezza erano molto scarsi, si temeva per i nostri familiari e anche i cittadini erano spaesati e impauriti ma nel contempo accettavano le restrizioni. Nella seconda e nella terza fase invece la situazione si è aggravata poiché la lunga permanenza delle restrizioni ha causato una situazione di intollerabilità con l’aggiunta della paura, non solo per il possibile contagio, ma anche per l’assenza di risorse economiche (molti cittadini hanno perso il posto di lavoro, attività chiuse, mancanza di una visone positiva del futuro). Quindi il nostro lavoro per far rispettare le regole è stato, e lo è tutt’ora, piuttosto complicato. Per ogni giorno di nostra attività, l’augurio è che i cittadini possano comprendere il nostro compito, ovvero il nostro dovere di tutela dell’incolumità delle persone e della loro salute.

Persone esasperate dalle restrizioni potrebbero prendersela con il controllore anziché con chi le restrizioni le ha decise. Cosa può fare il legislatore per alleggerire una situazione non simpatica?

Per quel che riguarda i Carabinieri siamo abituati a gestire le situazioni più disperate, certo è che se la complessità si protrae nel tempo diventa sempre più difficile. Penso che il legislatore dovrebbe dare più chiarezza e essere più risolutivo: dovrebbe dare risposte secche e concetti univoci, la disarmonia delle idee porta diffidenza e paura, perché ogni cittadino si identifica nelle risposte più comode.

Crede che nell'applicare le norme anti Covid possa servire talvolta una certa elasticità mentale per non esacerbare gli animi? Faccio un esempio: la regola del coprifuoco alle 22.00 ha innescato interpretazioni diverse nel governo stesso. E rispetto al lockdown duro dell'anno scorso i controlli nell'ultimo periodo sono sembrati più soft. C'è stata una scelta precisa in questo senso?

Esacerbare gli animi non va mai bene. Però bisogna sottolineare, e non dimenticare, che per quel che riguarda i controlli le Forze di polizia hanno l’obbligo di far rispettare le leggi, non potrebbero fare altrimenti poiché si potrebbe scivolare in eventuali reati penalmente punibili.