Cronache

Csm, Lotti: ho informato il Colle. La replica del Quirinale: "E' falso"

L’inchiesta/ L’accordo con Palamara per "chiudere Consip"

 

«Se io vado a fare l’aggiunto gli dico al mio procuratore Viola che si consulta con me... si chiude, fine, basta». Così, il 9 maggio scorso, il magistrato Luca Palamara spiegava all’amico Luca Lotti, parlamentare del Pd ed ex ministro renziano, la sua idea per chiudere il caso Consip. Quella conversazione in piena notte, intercettata grazie a un trojan inserito nel suo cellulare, fa comprendere quale fosse il piano dei due per vendicarsi di coloro che con le inchieste giudiziarie avevano ostacolato le rispettive carriere: orientare le nomine del Consiglio superiore della magistratura e così «pilotare» le inchieste che li riguardavano. Le intercettazioni contenute nelle informative della Guardia di Finanza e consegnate ai pubblici ministeri di Perugia, come si legge sul Corriere della Sera, svelano nei dettagli le trame tessute col deputato pd Cosimo Ferri, i consiglieri del Csm e altri magistrati. Raccontano gli incontri, le cene, i contatti che avrebbero attivato con il Quirinale per mettere uomini di fiducia nei posti chiave.

Lotti e il Quirinale

Durante la riunione convocata il 9 maggio in un albergo romano per pianificare il voto sul procuratore di Roma, si ribadisce la necessità di puntare su Marcello Viola ed escludere Francesco Lo Voi, ritenuto troppo contiguo alla linea di Giuseppe Pignatone. Lotti racconta i dettagli della sua visita al Quirinale.

Lotti: «Quello che vi devo dire io Mattarella... Io ci sono andato e ho detto “presidente la situazione è questa” e gli ho rappresentato quello che voi mi avete detto più o meno cioè Lo Voi...».

(omissis)

Lotti: «Altra cosa che non vi ho detto, lui (l’ormai ex procuratore Pignatone, ndr ) al Quirinale non ci andrà...».

Palamara: «Appunto, ma è sicuro questo».

Lotti: «Questo al 101%».

Palamara: «Quindi è una caz... quello che mettono in giro?».

Ferri: «Non lo prende?...».

Palamara: «Erbani c’era ieri sera...».

Lotti: «Lui non andava al posto di Erbani , lui andava al posto di Lupo...».

Stefano Erbani è il consigliere giuridico del presidente Sergio Mattarella, che ha preso il posto di Ernesto Lupo dopo il suo pensionamento. Due giorni fa, quando erano filtrate le prime indiscrezioni sulle parole di Lotti, il Colle aveva diramato una nota per smentire qualsiasi tipo di incontro. Posizione ribadita ieri: «Si tratta di millanterie».

Più avanti si torna sul Quirinale e sull’atteggiamento di David Ermini, eletto vicepresidente del Csm proprio dall’asse Pd-Magistratura indipendente-Unicost costruito da Ferri, Lotti e Palamara.

Il ruolo di Ermini

Se ne lamentano perché si comporta con troppa autonomia. E lo paragonano al predecessore Giovanni Legnini.

Palamara: «Oggi che va a dire vota tizio, vota caio, serve ora che rifà le commissioni... che lui non può dar retta a nessuno».

Lotti: «No ma guarda... sulle commissioni non mi preoccupa per niente, ti dico la verità, sul resto è molto peggio... Mi scoccia la sudditanza nei confronti di... Ma è tutto lì. In più Erbani è furbo e ci gioca... perché a me è stato detto mandami David direttamente lì, perché lui non ci va lì, lui si ferma alla porta prima, ma ti pare normale che io possa scrivergli un messaggio, vado su e quell’altro si ferma alla porta, oh non può funzionare così...».

Ferri: «Perché lo riceverebbe chiaramente».

Lotti: «Certo che lo riceverebbe».

Palamara: «Perché Legnini... andava sempre, stava sempre da Mattarella poi...».

Lotti: «Poi mi so rotto i c... ho detto “ascolta Giovanni se deve venire qui e tutte le volte mi deve dire come fare, vaff...” e hanno rotto, è questo il motivo... quell’altro non ci va mai però».

Ferri: «Hanno rotto poi Mattarella e Legnini».

Il caso Consip

Che uno dei moventi della pretesa «discontinuità» con la gestione Pignatone alla Procura di Roma fosse l’inchiesta Consip dove Lotti è imputato si capisce dal suo colloquio con Palamara, registrato dopo l’incontro in albergo con Ferri e i consiglieri del Csm.

Rimasti soli, l’ex ministro renziano si sfoga con l’amico magistrato: «Io non è che ce l’ho... non è ce l’ho a morte perché... è su di me... (...) È stato uno scambio sulla nostra pelle, Luca».

Palamara: «Sulla nostra pelle, io sono certo».

Lotti: «La mia soprattutto... cioè la nostra intesa come...».

Palamara: «Luca, me devi capì che ce so entrato in mezzo pure io... Perché quello che m’hanno combinato lì a Perugia ancora nemmeno se sa, non è chiaro...».

Prima avevano parlato della denuncia del pm Stefano Fava sulle presunte incompatibilità del procuratore aggiunto Paolo Ielo nell’inchiesta sull’avvocato dell’Eni Piero Amara, e Lotti si sfoga: «Lo storia vera è che Ielo ha detto a Pignatone... tu lasciami stare su questa roba, io ti mando avanti Consip».

Palamara: «Bravo».

Lotti: «E ti pare poco?... E poi il fratello di Ielo c’ha na consulenza all’Eni...».

Palamara: «Tu giustamente dici, a te t’hanno ammazzato sulla vicenda Consip... a me sai benissimo quello che ho sofferto con questa cosa... Nel mio m’hanno ammazzato... terribile... non so come ho fatto a rimane’ in piedi».

Il risentimento del magistrato nasce dall’invio degli atti dalla Procura di Roma a quella di Perugia sui suoi rapporti con l’imprenditore Fabrizio Centofanti, da cui è nata l’accusa di corruzione nei suoi confronti. Di qui l’interesse comune, suo e di lotti, per l’esposto di Fava contro Ielo e Pignatone.

Palamara: «Quindi la fortuna ha voluto... che uscisse fuori Stefano (Fava, ndr ) nel momento giusto, ok... co’ tutto che noi siamo amici, e la sua pazzia... perché lui è un matto... però è un matto che ti dice... cioè tu puoi ave’ fatto na... ma questi stanno a fa’ peggio... allora a sto punto io li ammazzo...».

Poco prima Lotti s’era mostrato preoccupato sull’esito dell’esposto: «Sia il Quirinale sia David (Ermini, ndr ) lo vogliono affossare».

Sul processo a Lotti, Palamara dice: «Perché io non mi sono esposto su Consip quando dicevo “chiudiamo tutto, chiudiamo tutto”», e spiega quello che farebbe lui: «Supponiamo che c’è Viola, e c’è Luca Palamara lì, che cosa dico: crediamo a Scafarto o non gli crediamo, basta... Se io vado a fare l’aggiunto questo gli dico al mio procuratore Viola che si consulta con me... gli vogliamo credere rompiamogli il c... non gli vogliamo credere si chiude, fine, basta... Troppe cose anomale».

La «botta in faccia»

Il 16 maggio, dopo essere stato avvisato dal consigliere Luigi Spina della comunicazione al Csm sull’inchiesta per corruzione a suo carico, Palamara parla con il collega Fava, autore dell’esposto contro Ielo e Pignatone: «È scientifico... È preordinato per segarmi le gambe, no? Intanto però mo’ la prima cosa da fare è dargli la botta in faccia su Viola... Perché almeno Viola... lascia perdere che poi faccio l’aggiunto io... mi danneggia... ci consente di mettere le mani su tutto... e già quello mi basta a me...».

Fava: «Quello è fondamentale... a me è tutto... tranquillo, diciamo».

La trama per la nomina di Viola era già stata tessuta nella riunione nell’albergo della settimana precedente con Lotti e Ferri dove si erano analizzate tutti i possibili incastri.

Ferri: «L’altro giorno ho visto Ermini per caso che passeggiava, e mi ha detto che Cascini (consigliere di Area, ndr ) è andato da lui a chiedergli di aiutare Petralia (attuale procuratore generale di Reggio Calabria, ndr ) a Torino».

Palamara: «E però... io non ho sentito che Ermini andava al... per aiutare Palamara...».

Spina: «E perché non va da Cascini a dire aiuta Viola... Guarda che se non rompi i c... su Viola te votano Petralia... perché non gli dice questo?».

L’uso dell’esposto

Proseguono le lamentele sul conto di Ermini, al punto che Ferri esclama: «Cioè il nostro alleato è Davigo... più Davigo che Ermini...».

Un paradosso, visto che Davigo ha fatto la scissione dalla corrente. Insieme a Sebastiano Ardita, evocato perché dopo l’esposto di Fava vuole convocare il pubblico ministero romano e chiarire in fretta la questione. Luigi Spina invece vuole frenare per tenere il fascicolo aperto il più a lungo possibile: «C’è Sebastiano che vuole spingere... digli di stare calmo... già lo voleva convoca’... Calma... più sta quella pratica, meglio è...».

L’esposto doveva diventare una spada di Damocle sulla carriera di Ielo, indicato come aspirante prossimo procuratore di Milano.

Spina: «Ricordatevi che a Milano loro vogliono portare Ielo».

Ferri: «Ma Ielo con la pratica che c’ha... cazzo vuole?».

Spina: «Appunto... ecco perché dico teniamo un attimo».