Cronache
Csm, tutti sapevano della loggia massonica Ungheria. A Ermini lo disse Davigo
Un'associazione segreta era in grado di condizionare nomine e affari. I dossier circolavano da due anni ma nessuno intervenne Ora si indaga
Csm, tutti sapevano della loggia massonica Ungheria. A Ermini lo disse Davigo
Il caso Palamara continua a scuotere la magistratura. Dopo le rivelazioni fatte dall'ex togato che hanno coinvolto il Csm, è scoppiato un nuovo polverone, dopo la decisione della Procura di Perugia di indagare su un dossier segreto fatto circolare a tutti i livelli istituzionali e non, contenente documenti privati e rivelazioni su una presunta loggia segreta massonica, denominata Ungheria, descritta - si legge sul Corriere della Sera - in oltre dieci verbali dall’avvocato Piero Amara, condannato e inquisito per i depistaggi contro l’Eni e svariati episodi di corruzione in atti giudiziari. Una presunta consorteria della quale, sostiene il legale che prova a trasformarsi in una sorta di «pentito», farebbero parte politici, magistrati, vertici delle forze di polizia, avvocati e imprenditori. Ma sulla quale mancano ancora riscontri, a partire dalla lista degli affiliati, l’eventuale sede degli incontri, gli accordi illeciti tra gli iscritti. Amara è stato interrogato a più riprese dai magistrati di Milano e già due volte da quelli di Perugia guidati dal procuratore Raffaele Cantone.
Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, David Ermini, - prosegue il Corriere - nel maggio 2020 avrebbe ricevuto dall’allora consigliere togato Csm Piercamillo Davigo anche i verbali segretati. Ermini, che sul Quirinale non intende rispondere, e che nei giorni scorsi aveva accennato all’essere stato solo «marginalmente» informato da Davigo, ora però dice che Davigo gli parlò della vicenda in più colloqui progressivi, e arriva sino a confermare solo di aver a un certo punto compreso che alcune carte in mano a Davigo fossero proprio i verbali di Amara: ai quali però, in assenza di una formalizzazione da Davigo, avrebbe smesso di pensare quando l’allora consigliere Csm gli disse di averne parlato anche con il procuratore generale di Cassazione Giovanni Salvi.