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Cronache
Delmastro, le accuse al suo caposcorta. Il giallo del pestaggio di un detenuto
Andrea Delmastro, Emanuele Pozzolo

Delmastro, le ombre sul suo caposcorta. Un procedimento giudiziario durato dieci anni

Il caposcorta del sottosegretario alla Giustizia Delmastro è stato coinvolto nell'inchiesta relativa alla festa di Capodanno di Rosazza, vicenda nota anche come il caso Pozzolo e al colpo di pistola partito dall'arma del deputato di FdI che ha ferito alla gamba uno degli invitati. Ma Pablito Morello - si legge su Repubblica - è stato anche al centro di un'altra lunga indagine, un procedimento addirittura durato dieci anni, sollevato da un'educatrice del carcere di Biella e risalante al lontano 3 dicembre 2001. Alle otto e mezza di mattina la coordinatrice degli educatori sente delle urla dal proprio ufficio. Aspetta. Quando le grida diventano più forti esce, percorre 15 metri e assiste alla scena che descriverà, tre giorni dopo, in procura: "C’era un detenuto a terra, circondato da cinque o sei agenti. L’ispettore Pablito Morello era sopra di lui, lo insultava e gli sferrava calci e pugni. Preciso che il detenuto era senza camicia ed è poliomielitico".

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Quello che resta, alla fine di dieci anni di indagini e rimpalli tra procure e giudici, sono due fatti. Il primo, è che secondo quanto è emerso dalle testimonianze di vari detenuti, già dal 2001 nel carcere di Biella - prosegue Repubblica - si sarebbero verificati episodi di violenza. Eppure la procura non ha mai aperto, all’epoca, un’inchiesta per presunte lesioni o torture. L’indagine (per tortura) è stata avviata molto più tardi, un anno fa. Ed è in corso. Le indagini sono partite da Biella e poi avocate da Torino Ma dopo dieci anni è stato tutto archiviato.

Il detenuto, presunta vittima di questo pestaggio, aveva inizialmente dichiarato: "Mi sono fatto male da solo". Soltanto quando poi è stato trasferito in un altro carcere, ha detto: "Mi hanno sempre picchiato a Biella, dal marzo del 2001. Ma avevo paura di denunciare. Se lo avessi fatto, avrebbero continuato ancora". Altri testimoni confermano la sua versione: "Era nel corridoio — è quanto dichiara un compagno di cella — quando un poliziotto gli disse: "cammina in cella e vai affanculo". Mentre lo diceva, gli dava un calcio all’altezza della coscia della gamba malata e uno schiaffo dietro la nuca". Tutto archiviato.

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