Cronache
"Dio, Patria e famiglia" è fascista? Chi ha ragione tra Friedman e Meloni
Al Congresso di Verona, la leader di Fratelli d'Italia cita una frase attribuita al Duce, ma è davvero così?
Al Congresso di Verona, Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia e attualmente impegnata nella costruzione di un nuovo polo di Centrodestra con Giovanni Toti e Raffaele Fitto, è apparsa più determinata e agguerrita che mai e, di fronte alla nutrita platea accorsa alla Conferenza Mondiale, ha sfoderato uno slogan storicamente noto: "Difenderemo Dio, Patria e Famiglia".
La citazione ha attirato immediatamente gli strali dell'economista americano Alan Friedman che, su Twitter, ha attaccato la Meloni invitandola a vergognarsi per la citazione di uno slogan appartenente al fascismo. La deputata romana ha replicato quindi a stretto giro ricordando a Friedman che le parole "incriminate" sono in realtà di Giuseppe Mazzini e incalzando il suo interlocutore a studiare la Storia italiana.
Ma ha davvero ragione la Meloni? Lo slogan "Dio, Patria e Famiglia" è realmente ascrivibile al Padre Nobile Giuseppe Mazzini? Per svelare l'arcano ci viene in aiuto Angelo Panebianco che, qualche anno fa sul Corriere, spiegava per filo e per segno l'origine della frase. Scriveva Panebianco: «Mazzini, spirito imbevuto di religiosità, pensava a una nazione la cui saldezza fosse assicurata da un solido ancoraggio a valori comunitari e nella quale la cittadinanza non fosse solo un catalogo di diritti ma anche un insieme di doveri verso i consanguinei, verso la patria, verso Dio».
E ancora, la formula Dio, Patria e Famiglia si riferisce «a un ideale di "buona società" nella quale le virtù civiche sono trasmesse da una generazione all'altra grazie al calore e alla stabilità dei rapporti famigliari, sono sostenute da salde credenze religiose e sono indirizzate a tutelare il benessere, materiale e spirituale, della comunità allargata (la patria). Quelle virtù civiche, inoltre, guidano, dandole un senso e una prospettiva, la libertà personale».
La citazione di Mazzini fu, in epoca fascista, effettivamente riesumata e, attualmente, la si può vedere riportata sull'ingresso della scuola "Giovanni Pascoli" di Pietrasanta, in provincia di Lucca, e all'interno di un'abitazione di Villa Santa Maria, Chieti. La si può leggere inoltre sul palazzo degli Invalidi e Mutilati di Guerra di Andria, in provincia di Bari, in un'iscrizione che riporta la seguente formula: "Per tre amori da forti pugnammo e soffriamo: Dio patria e famiglia".
Nel momento in cui la frase, tuttavia, è stata coniata originariamente da Giuseppe Mazzini, Padre della Patria, Padre della Sinistra e Padre dell'Europa nonché ispiratore degli ideali sui quali si è fondato il Risorgimento italiano, Giorgia Meloni ha ragione a ricordarlo ad Alan Friedman, che cade nell'errore - dilagante - di puntare freneticamente il dito su presunti fascismi risorgenti, finendo - come l'Onorevole dem Monica Cirinnà con il cartello di qualche settimana fa - per legittimare e sdoganare definitivamente ciò che invece avrebbe voluto stigmatizzare. Se poi analizziamo l'inno nazionale degli Stati Uniti d'America (da cui proviene Friedman) nel quale spicca il passo "In God is our trust" (abbiamo fede in Dio) e imbevuto di concetti quali focolare domestico e patria, vediamo che esso non si discosta molto dagli ideali di Dio, Patria e Famiglia. Dalla querelle, insomma, la Meloni esce vincitrice e Friedman con le ossa rotte.