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Cronache
Dj Fabo, Cappato: "Mi autodenuncio". Suicidio assistito per un altro italiano

Suicidio assistito in Svizzera per un altro italiano

Morto nella stessa clinica svizzera pensionato veneziano. È morto a mezzogiorno Gianni Trez, il pensionato veneziano di 65 anni che ha scelto il suicidio assistito nella stessa struttura svizzera in cui ha scelto di morire dj Fabo. "Non ha sofferto, era sereno, io e mia figlia gli abbiamo stretto le mani fino all'ultimo" ha detto la moglie Emanuela Di Sanzo, che ha poi ringraziato gli infermieri svizzeri della Dignitas, i volontari veneti dell'Avapo, lanciando infine un appello ai parlamentari: "Ora facciano una legge per impedire questi pellegrinaggi crudeli".

Dk Fabo, Cappato: "Continueremo fino a quando non saremo fermati"

Dopo essersi autodenunciato per la morte di dj Fabo, Marco Cappato, fuori dalla caserma dei carabinieri di Milano, lancia la sfida: "Continueremo fino a quando non saremo fermati, allora diventera' evidente che lo Stato non si sara' assunto la propria responsabilita'". Il riferimento e' anche ai casi di due persone che hanno ottenuto il 'semaforo verde' per morire in Svizzera attraverso l'associazione 'Dignitas'. Quanto alla possibilita' di non essere indagato dalla Procura di Milano perche' non avrebbe sostenuto fino alla fine l'istigazione al suicidio di dj Fabo, Cappato afferma: "Non mi addentro in una interpretazione in diritto, buona parte dei fatti e' avvenuta in Italia. Se io non mi fossi assunto la responsabilita' di andare in Svizzera, non sarebbe successo quello che e' accaduto". "Chiediamo l'assunzione di responsabilita' al Parlamento che decida al di la' di ogni responsabilita' individuale. I diritti devono essere garantiti a tutti. A Fabo avevo detto che avrei fatto conoscere la sua storia per aiutare le persone a ragionare".

Dj Fabo: il testamento, "giornate disperate,finire mia agonia"


"Le mie giornate sono intrise di sofferenza e disperazione, non trovando piu' il senso della mia vita ora. Fermamente deciso, trovo piu' dignitoso e coerente, per la persona che sono, terminare questa mia agonia". E' lo stesso Dj Fabo, in una lettera-testamento consegnata all'associazione Luca Coscioni prima dell'ultimo viaggio in Svizzera, a spiegare piu' chiaramente di mille dichiarazioni il senso e lo scopo della sua scelta drammatica. Per difendere, scrive, "il diritto sacrosanto di morire". Di lasciare una vita brillante e piena, quella di un artista, dj, motociclista per passione. Nel congedarsi, Fabo parte dall'inizio: "Io, Fabiano Antoniani, Dj Fabo, nato a Milano 9 febbraio 1977, all'eta' di sette anni frequento la scuola di musica per imparare a suonare la chitarra. Da bambino spesso suonavo come primo chitarrista e partecipo a numerosi saggi. Visto il talento i miei genitori mi costringono a frequentare il Conservatorio di Milano, villa Simonetta, ma a causa del mio comportamento ribelle vengo espulso. Lascio il mondo della musica. Da sempre lavoratore, appena diplomato da geometra, inizio a lavorare per svariate aziende. Per otto anni lavoro con la mia seconda passione, il motocross, dove mi occupo del reparto commerciale del team supermotard Daverio (durante le competizioni piu' importanti: mondiale ed italiano) e contemporaneamente lo pratico come sport. Nel 2009, a causa di un incidente durante una gara, sono costretto ad abbandonare il mondo del motocross. Contemporaneamente, in questi anni, mi trasferisco, nei periodi estivi, ad Ibiza per un periodo di studi dove ricomincio a lavorare con la musica piu' moderna. Forse a causa della magica influenza dell'isola, forse per vocazione, subito mi rendo conto che il mio unico e vero posto e' dietro la consolle! E' cosi' che in un momento, ringraziando gli studi di musica del passato, la mia musicalita' e le numerose conoscenze di dj set, in poco tempo inizio a suonare un po' ovunque. Mi licenzio da un contratto a tempo indeterminato a Milano, ma ormai capisco che il mio posto e' altrove. Per lavoro, passione e amore negli ultimi anni riesco a dividermi tra l'Italia e Goa, dove lavoro e vivo mantenendomi con la musica: scoperta per caso in uno dei viaggi piu' indimenticabili della mia vita (India), capisco che il mio posto e il mio futuro sarebbero stati in India. Mi trasferisco per otto mesi l'anno con la mia fidanzata e riconosco finalmente me stesso, dopo aver indossato numerosi abiti che mi andavano stretti".

Il sogno di Dj Fabo sembra avverarsi, ma sta per trasformarsi in un incubo: "Purtroppo, in uno dei rientri in Italia, dopo aver suonato una sera in un locale di Milano, tornando a casa, un rovinoso incidente mi spezza i sogni e la mia vita". Diventa cieco e tetraplegico, immobilizzato su un letto. Ecco come si descrive, senza abbellire una realta' divenuta insopportabile: "Giovane adulto sempre vivace e vero amante della vita, non riesco a fare a meno degli amici per esserne al centro trascinandoli con me. Generoso, forse un po' insicuro quando si tratta di scelte importanti da fare da solo. Vittima spesso della mia stessa vivacita', facilmente mi annoio, pronto a gettarmi per primo nelle situazioni piu' disparate. Un trascinatore. Incapace di sopportare il dolore sia fisico che mentale. Preferisco stare solo, ora, che non poter vivere come prima. Vivo oggi a casa di mia madre a Milano con una persona che ci aiuta e la mia fidanzata che passa piu' tempo possibile con me. Mi portano fuori ma spesso non ne ho voglia". Da qui il contatto con l'Associazione Luca Coscioni, e il viaggio con Marco Cappato verso la fine di un'agonia che non era piu' vita.

Dj Fabo: Gentiloni, confronto parlamentare e' doveroso


"Mi sento colpito dalla vicenda come tutti i nostri concittadini. Il governo guarda con rispetto al confronto parlamentare che c'e' e che credo sia doveroso e interpella le coscienze dei singoli parlamentari". Cosi' il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni durante una conferenza stampa a palazzo Marino ha commentato la morte 'assistita' avvenuta ieri in Svizzera di dj Fabo. "La legge su cui la Camera e' chiamata a pronunciarsi - precisa Gentiloni - riguarda il testamento biologico pero' e non l'eutanasia"

Dj Fabo: procuratore Greco, valuteremo autodenuncia Cappato


"Valuteremo l'autodenuncia di Marco Cappato quando arrivera' in procura". Lo ha detto il procuratore capo di Milano Francesco Greco in relazione alla morte di Dj Fabo ieri in Svizzera. "Ci sono diversi profili che vanno valutati - ha aggiunto il magistrato - compresa la giurisprudenza della Cedu (Corte Europea dei diritti dell'uomo) in questa materia". Il fascicolo sull'eventuale inchiesta verra' assegnato al Pm Tiziana Siciliano, competente per questo ambito. "Prima di parlare di eventuali reati bisogna vedere esattamente cosa e' successo, io al momento non lo so", ha precisato Greco.

Dj Fabo, Cappato: alle 14,45 vado ad autodenunciarmi

"Alle 14,45 vado dai Carabinieri ad autodenunciarmi per l''aiuto al suicidio' di Fabo". Lo annuncia su Facebook Marco Cappato.

Dj Fabo, Cappato: "Da me aiuto, non istigazione al suicidio"

 "In Italia l'istigazione o l'aiuto al suicidio prevede una pena da 5 a 12 anni di carcere. Nel caso di Fabo non c'e' alcun tipo di istigazione, anzi abbiamo cercato di dissuaderlo fino alla fine; aiuto si', perche' io sabato mattina l'ho caricato sulla macchina con la sua carrozzella per cinque ore di un viaggio francamente straziante". Ai microfoni di Radio24 Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, conferma che nel pomeriggio andra' ad autodenunciarsi in questura. "A questo punto - spiega - voglio chiedere allo Stato italiano di scegliere: o di far finta di nulla, di girare la testa dall'altra parte, e questo costituirebbe un precedente anche per altri; o di incriminarmi, consentendomi di poter difendere in un processo le ragioni di principi costituzionali superiori - quelli di liberta', di responsabilita' - a un codice penale che non fa nemmeno distinzione tra il suicidio in un momento di disperazione e l'aiuto a un malato nelle condizioni di Fabo. Lo Stato deve assumersi le sue responsabilita'".


Dj Fabo, Cappato: non e' e non voleva essere un modello

"Nessuno ritiene la vita di una persona disabile grave indegna di essere vissuta: la valutazione e' individuale, di quella persona, ed e' quella la soglia dietro la quale ritengo ciascuno si debba fermare: nelle sue stesse condizioni altri magari farebbero altre scelte, Dj Fabo non e' un modello e non voleva esserlo", spiega ancora Cappato. "Mi diceva 'io al Giambellino, al mio quartiere conosco tutti - racconta Cappato - se tu non mi aiuti, uno che mi tira un colpo di pistola lo trovo', questo era il livello di esasperazione. Fino all'ultimo tutti gli abbiamo detto che si poteva tornare indietro, ovviamente, ma lui non ha mai avuto ripensamenti, anzi era infastidito, quasi innervosito di questo continuo nostro richiamo alla possibilita' di ripensarci. A un certo punto aveva il terrore di non riuscire, essendo completamente paralizzato, ad azionare il pulsante con un movimento della bocca. Era la sua unica paura, e quando ha visto che ce la faceva, dopo aver fatto una prova, si e' rilassato, ha cominciato a scherzare, ha raccomandato agli amici di mettersi la cintura quando vanno in macchina, ha potuto scambiare parole di amore e di ricordo di una vita con chi gli stava vicino".

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