Cronache
Donne senza gonne e gonne senza donne: il lato B di Ferragni è situazionista
Chiara Ferragni toglie la gonna dal suo abbigliamento griffato senza aggiungere null'altro: la sua scelta estetica non è erotismo, ma un atto di stile
Chiara Ferragni rappresenta l’unica forma di naturalità esistente, la vera nipotina delle femministe che bruciavano i reggiseni in tempi non sospetti
Ne è passato di tempo da quando il professor Vecchioni, anelava “una donna con la gonna”, in netto conflitto con una sinistra che considerava quell’innocente indumento lontano dai dogmi dell’epoca e che vedeva nel “Dio Jeans Uni-sex”, l’unico modo di essere la prima anticamera dell’annientamento del genere.
Ma non troppi anni erano trascorsi da quando Mary Quant aveva tagliato due decimetri di gonna, lasciando ben poco all’immaginazione e alla lascivia maschile che anche in quella occasione non aveva compreso che la liberazione era nella consapevolezza della donna, di quella donna che da quel momento sarebbe stata in grado di gestire la sua sessualità se non addirittura l’ inaccettabile promiscuità.
London “caput mundi” ha dettato le regole per l’affermazione post-femminista nel pianeta, spiegando anche ai baciapile che la vergogna e l’oltraggio al pudore, risiedono saldamente negli occhi e nelle menti di chi guarda con occhi putridi e spenti. L’alternanza semantica degli stili e delle lunghezze ci hanno portato avanti e indietro nel tempo tra corsi e ricorsi storici, ma il problema della gonna ha urtato la sensibilità di retori, benpensanti e antropologici come se su quella lunghezza, su quella foggia o stile, si potesse catalogare una tipologia con le pulsioni annesse, ma sempre argomento di scandalo politico, religioso e sociale.