Cronache

“Don't look up”, il film con Di Caprio è la metafora sulla pandemia da Covid

di Antonio Amorosi

Tra scienza, affari e lo stupidario dei media. Come il film “Don't look up” spiega la società di oggi. Tra scienziati distrutti dal proprio ego e élite

“Don't look up” con Di Caprio spiega la società degli stupidi che credono nei media e sono governati da sociopatici


Se siete uno da “credo nella scienza” ma non avete mai aperto un libro in vita vostra, non di epistemologia ma un libro in generale, pensate che Popper sia il nome di una droga e Feyerabend una squadra di calcio, allora "Don't look up" fa per voi: è un bel cazzotto nello stomaco. Il film di Adam McKay, lo stesso regista del film "La grande scommessa", che spiegò in modo magistrale la bolla finanziaria del 2008 che alcuni sapevano sarebbe arrivata, resterà nella storia come metafora della nostra società di consumatori e si adatta a tutti i grandi problemi che l’umanità dovrebbe tentare di risolvere: andrebbe fatto vedere a scuola o in prima serata mondiale, tutti connessi in contemporanea.

La trama: Kate, giovane dottoranda (interpretata da Jennifer Lawrence) scopre una nuova cometa, il professor Randall Mindy (Leonardo DiCaprio) capisce in fretta che entro 6 mesi si abbatterà sulla Terra, distruggendo il pianeta. Parte la corsa contro il tempo che in un intreccio infernale tra media, politica, scienza e grandi web company trasforma il conto alla rovescia per salvare la Terra in un manicomio folle da società degli idioti, pronti a tramutare ogni parola in un meme, ogni frase in una tempesta di news e hashtag, ogni teoria in un’occasione per fare intrattenimento e soldi, tra scienziati gonfi di ego, politici sociopatici (il presidente degli Stati Uniti è una donna, interpretato da una coraggiosa Meryl Streep che a certo punto mostra un nudo integrale di schiena) e star dello spettacolo la cui stupidità cosmica rivaleggia con quella dei propri fan. Ma il disastro è soprattutto un‘occasione eccezionale per far diventare più ricchi coloro che sono già straricchi e comandano a bacchetta i politici. "Don't look up" è una commedia spassosa e amara che vorrebbe portare il pubblico a interrogarsi sul nostro tempo e il Covid ne è stato l’essenza.

Ma è ancora possibile? Le teorie del complotto e l’ingordigia degli psicopatici, distribuiti nei gangli più impensabili del sistema sociale,  raggiungono vertici in un crescendo perfetto. Pianificato a fine 2019, il film prodotto dalla Paramount e distribuito da Netflix, si può vedere sia in sala che sulla piattaforma on line, è stato inevitabilmente calibrato sullo “spettacolo” che media, politici e scienziati hanno dato durante la pandemia.

Non ci sono complotti, cattivi che vogliono sterminare parte della popolazione, misteri inesplicabili. C'è solo il mondo degli affari e funziona così: gli affari governano tutto e non frega niente a nessuno di salvare persone. Tutto l'arsenale scientifico non è usato per salvare gli esseri umani, ma è alimentato per fare denaro, altro denaro e ancora denaro che alimenta un sistema. Se poi l'effetto collaterale è salvare le persone ben venga ma vale quanto togliersi gli stuzzichini dai denti.

L'uomo muore a causa di sé stesso: il film è lo specchio di cosa sia diventata la società oggi. Le persone non si rendono conto della realtà perché tutto è spettacolo e i media non fanno che alimentarlo per vendere merci. Non è importante sapere che tutti stanno per morire ma è essenziale stare dentro lo spettacolo. La verità non è un problema, se non per pochi matti. Così mentre la cometa si avvicina le narrazioni idiote dei giornalisti continunano ad alimentare uno stupidario quotidiano raccatta audience. Dietro tutti il guru dei cellulari che amplifica il sistema e le informazioni da quattro soldi. Da uomo più ricco del mondo pianifica strategie per fare altro denaro ma le strategie presto si riveleranno degne della sua idiozia.

Non c’è una pillola magica che possa fermare gli accadimenti, un lento scivolare verso la stupidità di una società che non fa crescere persone più o meno consapevoli ma consumatori compulsivi in preda al panico.