Cronache
Entra in vigore la Riforma Cartabia del processo civile. Ecco che cosa cambia
Novità e criticità a seguito della riforma voluta dal governo "dei migliori" e che quello attuale non avrebbe dovuto anticipare
Riforma Cartabia: come cambia il processo civile
- Processo semplificato. La riforma introduce il cosiddetto “procedimento semplificato di cognizione” (artt. 281 decies e ss. c.p.c.). In tutte le cause in cui il Tribunale decide in composizione monocratica, se i fatti di causa non sono controversi oppure se la domanda è fondata su prova documentale oppure è di pronta soluzione e non richiede una istruttoria complessa, il processo può instaurarsi con ricorso e non con atto di citazione. Procedimento sicuramente più breve (semplificato, appunto) ma totalmente inutile, visto che già esisteva in quanto introdotto dal Governo Berlusconi IV (art. 702 bis e ss. c.p.c.).
- Per quanto riguarda separazione e divorzi, con l’atto della separazione si potrà anticipare anche la richiesta del divorzio. Una cosa inutile visto che i termini dall’uno all’altro erano già stati notevolmente ridotti dal governo Renzi. Per i ricorsi giudiziali, occorrerà scrivere tutto nell’atto introduttivo e depositare l’intera documentazione già con la costituzione in giudizio, compresi documenti che non servono a nulla come ad esempio gli estratti conti dei coniugi. Il rito di famiglia diventa così simile al rito del lavoro, dove le attività si svolgono quasi completamente con il deposito degli atti introduttivi. Una cosa folle che lede il
principio del contraddittorio a sfavore del ricorrente.
- Il Giudice di Pace sarà competente per cause relative a beni mobili fino a 10.000 euro (fino a ieri lo era fino a 5.000 euro). Ci può stare. Dal 30 giugno anche il processo civile davanti al Giudice di Pace diverrà interamente telematico, ma le cancellerie al momento sono indietro nella formazione.
Questi, in linea di massima, i punti principali della riforma Cartabia nell’ambito del processo civile, alcuni sicuramente positivi. Ma nel suo complesso è un calderone che rischia di complicare le cose invece che renderle più semplici, scaricando enormi responsabilità soprattutto sugli avvocati, quindi di riflesso sui cittadini. Ma anche i giudici non se la passeranno bene dovendo, ai sensi dell’art. 171 bis c.p.c., leggersi tutti gli atti e i documenti di causa prima della prima udienza, cosa che fino a ieri non accadeva quasi mai. Così non può funzionare. L’attuale governo non ha potuto mettere le mani su una riforma già approvata nella scorsa legislatura e attuata dal precedente esecutivo, ma a nostro avviso ha sbagliato ad anticiparne l’entrata in vigore dal 30 giugno ad oggi.
In quattro mesi Nordio avrebbe avuto tutto il tempo per correggere quantomeno due o tre punti di criticità che abbiamo visto. E invece niente, abbiamo bisogno dei soldi del Pnrr e allora scarichiamo tutto sugli operatori del processo.
Un’ultima osservazione. La riforma, come si è detto, è stata scritta dall’ex Ministro della Giustizia Marta Cartabia, che faceva parte del governo Draghi, quello dei “migliori”. Ci sia consentito dire che se quello era il governo dei migliori, stiamo proprio messi male? Neanche il sacrosanto principio del contraddittorio è stato pienamente tutelato.