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Equalize, una spy story in bilico tra verità e suggestione mediatica. Il caso Del Vecchio

Gli esempi spiegano meglio di mille teorie...

di Redazione News

Equalize, una spy story in bilico tra verità e suggestione mediatica. Il caso Del Vecchio

La vicenda legata ai dossier di Equalize sta appassionando l'opinione pubblica. Illustri nomi della migliore imprenditoria italiana e manager ben noti sono finiti nelle cronache giudiziarie perché in qualche modo coinvolti in un caso che, come tutte le spy story che si rispettino, vive e prospera della notorietà dei suoi protagonisti.

È sempre stato così, e probabilmente sempre lo sarà. E allora se nomi eccellenti come il banchiere Matteo Arpe, il presidente di Fenice Srl Lorenzo Sbraccia, e Leonardo Maria Del Vecchio diventano i personaggi della storia di spionaggio Equalize, i media giustamente ci sguazzano. E con prodigalità informativa sfornano caldi articoli farciti di elementi e virgolettati piccanti.

Direttori e giornalisti conoscono bene le regole del gioco e, per non commettere atti imprudenti, o addirittura illeciti o scrivere cose che darebbero fastidio al lavoro degli inquirenti, si sono limitati a mettere in pagina quel che potevano effettivamente mettere.

E questo è il grosso delle informazioni uscite sulla faccenda Equalize. Tutto, o quasi tutto ciò che fino ad oggi abbiamo letto, con morbosità gossippara, non è necessariamente la realtà dei fatti, ma solo una rappresentazione di essa. Elementi che i giornalisti hanno estrapolato con mestiere dagli interrogatori.

Vero? Non vero? L'importante è attirare l'attenzione del lettore. È la stampa, bellezza, verrebbe da dire. Trojan, intercettazioni, tradimenti, soldi, hacker, ex militari prestati a servizi investigativi, amicizie border line, fotografie false, pedinamenti: sono diventati i condimenti che fanno speciale una spy story.

Se ci si ferma un attimo a pensare, è esattamente quanto finora pubblicato. Ma il dubbio rimane: quanto si possono considerare attendibili le ricostruzioni fatte da qualcuno sottoposto a misura cautelare in sede di interrogatorio? Quanto coincidono con la verità? I magistrati lo sanno bene: talvolta poco. Ma il lettore non sempre ne ha la piena percezione. O comunque spesso gli piace pensare che sia vero.

Gli esempi spiegano meglio di mille teorie. Prendiamo quanto pubblicato su Leonardo Maria Del Vecchio, figlio del fondatore di Luxottica. Diversi elementi sul suo coinvolgimento sono stati smentiti in questi giorni dalle parole del suo avvocato, Maria Emanuela Mascalchi. Intanto la Mascalchi ha smentito un dato che sembrava assodato, e cioè ogni contatto diretto di Leonardo Maria Del Vecchio con Equalize.

A tal proposito la Procura ha acquisito la documentazione della difesa che dimostra come Del Vecchio abbia regolarmente corrisposto alla società Neis Agency di Vincenzo De Marzio (e non a Equalize) ingenti somme sulla base un contratto di “Loss-protection”, nel rispetto delle normative vigenti e che riguardava attività come analisi reputazionali e di cyber security.

Leonardo Maria poi, secondo il suo avvocato, non avrebbe mai richiesto attività illecite. Nessun indizio, ad esempio, per un dettaglio che ha stuzzicato gli appetiti più pruriginosi, e cioè la richiesta da parte del rampollo della famiglia Del Vecchio di inserire un trojan nel telefono dell'ex fidanzata Jessica Serfaty. Dettaglio che però la stampa ha generosamente dispensato all’opinione pubblica.

E ancora. Secondo quanto pubblicato, Del Vecchio avrebbe richiesto informazioni riservate e dati su presunti beni nascosti dei suoi familiari, inclusi madre, fratello e un inesistente cugino. Affermazioni riportate dai giornali come diritto di cronaca ma sulle quali non sono state mai fornite prove nelle deposizioni. E anzi la stessa difesa di Del Vecchio ha dovuto esporsi per negare qualsiasi illecito. 

Ma oltre all'inchiesta milanese su Equalize, è emerso dalla Procura di Roma che proprio Del Vecchio sarebbe stato, al contrario, bersaglio e oggetto di attività di dossieraggio. Nell’ambito della relativa inchiesta parallela condotta a Roma, Del Vecchio è stato ascoltato addirittura come persona offesa. L'indagine riguarderebbe un presunto sistema di raccolta di informazioni attraverso canali illeciti che operava tra Roma e Milano, nel quale l’erede del fondatore di Luxottica sarebbe stato vittima di azioni mirate a raccogliere informazioni sensibili e personali per ottenere vantaggi indebiti. 

“La Procura di Roma ha chiesto di ascoltarmi come persona offesa in merito ai dossieraggi subiti”, ha raccontato ai giornalisti Del Vecchio. “Ho riferito le circostanze a mia conoscenza, confido nella magistratura affinché vengano perseguiti gli autori dei reati che mi hanno gravemente danneggiato”.