Cronache
Estate 2024 bye bye, tra racconti delle nostre gesta 'eroiche' in vacanza e la disperazione di chi dovrà ascoltarle...
Un racconto ironico (ma non troppo) sull’estate che sta finendo. In memoria del grande scrittore Vitaliano Trevisan
Estate 2024 bye bye, tra racconti delle nostre gesta 'eroiche' in vacanza e la disperazione di chi dovrà ascoltarle...
Stavo rileggendo per l’ennesima volta Works del più dannato e brillante scrittore italiano del dopoguerra, Trevisan (morto suicida alcuni anni fa). La sfrontatezza di Trevisan nel ritrarre la realtà (soprattutto nei luoghi di lavoro) con beffarda precisione, follia e anche un pizzico di ironia, mi ha fornito lo spunto di osservare col suo cinismo le persone nei loro dialoghi e turbamenti. Così, nella situazione sospesa dei mesi estivi, ho deciso di ascoltare le chiacchiere dei vacanzieri, puntando soprattutto sulle coppie con figli.
Quello che sto per raccontarvi non è nulla di nuovo perché in questi teatrini ci siamo finiti un po' tutti.
Non è importante dove, quello che conta è trovare momenti di aggregazione. Le situazioni ideali sono le spiagge. Tutti sognano l'agognata vacanza dopo un anno di lavoro, per "staccare" si dice, pensando a se stessi e alla salute. Ma poi, incapaci di vivere il tempo sospeso, si cerca disperatamente un’àncora di salvezza, un approdo che possa surrogare la routine di ogni giorno, un grande alibi autoassolutorio. E così, la coppia che abbiamo puntato fa immediatamente comunella con la coppia accanto grazie ai loro bambini che si divertono a tirare sabbia. Il gioco è fatto, le presentazioni sono avvenute, il patto è stato siglato. Da qui parte il più classico repertorio pieno zeppo di divertenti ovvietá! Si parte con le analisi sul luogo, degne di una guida Lonely Planet, in cui le coppie si trovano. Sembra di ascoltare degli avventurieri di lungo corso, già conoscono tutto, usi, costumi, abitudini, slang, sono bastati due giorni e sono già i padroni del posto. Ne raccontano gli angoli nascosti, sanno dare consigli, ho sentito anche un "non diciamolo troppo in giro non vorrei che arrivassero troppi turisti’.
Non c'è locale, prodotto tipico, produttore, di cui non si discuta con fare da esperti, quando magari nelle loro abitudini queste coppie frequentano ristoranti pizzeria con karaoke e si rimpinzano nei centri commerciali. Qui invece si trasformano, diventano coppie di degustatori raffinati, mangiano radici perché "del posto", bevono il vino locale perché "fatto qui come una volta", però poi alla fine scappa sempre la malinconia sul “come si mangia a casa propria”. Dopo qualche lacrimuccia, scatta immediatamente l'invito a cenare insieme la sera stessa in un posto "che conosciamo noi". Altra cosa buffa su cui fare attenzione, ogni coppia ha un suo speaker ufficiale che parla sempre al plurale usando ossessivamente il "noi", “a noi piace qui", “a noi piacciono le cose fatte così”.
Poi, tra un argomento e l'altro, la strada che conduce alla massima complicità fra coppie: “Voi di dove siete?". Se per uno strano gioco di coincidenze le città sono vicine allora scatta la risata collettiva liberatoria e lo stupore. A quel punto si passa alle rispettive professioni, uno spasso garantito. Così il manager con le sue gambette pelose e il costumino a fiori fa sfoggio del proprio ruolo inondandoci delle sue prestazioni professionali, l'addetto alla qualità si perde in dettagli che solo lui capisce, l'impiegata straparla dell'essenzialità del suo ruolo senza il quale l’azienda non andrebbe da nessuna parte. Colpiscono e inquietano i dettagli con cui queste coppie si aprono fra di loro, si conoscono da pochi minuti e sanno tutto una dell'altra, i numeri di telefono sono già stati scambiati e un nuovo gruppo di whatsapp sta già infestando l'etere. Un istante dopo scatta l'invito a trascorrere qualche giorno nelle proprie residenze, "venite quando volete, vi ospitiamo volentieri!".
Il capitolo figli ve lo risparmiamo, il dibattito spazia dai pannolini all’università, i figli sono rappresentati regolarmente come capricciosi ma geniali, un genio che spesso gli insegnanti non comprendono e che, per questo, sono bollati come incapaci e la scuola nel suo insieme come fallimentare.
A questo punto sorrido fra me e me perché mi viene in mente lo straordinario monologo di Sorrentino sulla scuola (nella serie Italiana Call My Agent) che termina con un liberatorio “Dio occupati tu dell’educazione dei genitori”.
Le vacanze stanno finendo, finalmente potremo raccontare nei nostri uffici le gesta “eroiche” di queste settimane per la disperazione di chi dovrà stare lì ad ascoltare, davanti a un caffè, e far finta di essere interessato.
E so che Trevisan - che ha conosciuto molto bene il mondo del lavoro avendo sempre lavorato per mantenersi come scrittore incompreso - sarà lì col suo ghigno beffardo a farsi due risate.