Cronache

False fatture nel calcio: chiesta la condanna di Galliani e De Laurentiis

I pm chiedono due anni e 8 mesi anche per Alessandro Moggi e l'assoluzione per Lotito, Della Valle, Percassi e tutti i calciatori coinvolti. Sentenza a febbraio

Calcio: false fatture, chiesta condanna De Laurentiis (Napoli) e Galliani (ex Milan)

Dopo quasi dieci anni dall’inchiesta sulle false fatturazioni nel mondo del calcio e dopo quattro di dibattimento, i pubblici ministeri tenuto la loro requisitoria nel processo che si sta svolgendo davanti alla VII sezione del Tribunale di Napoli, con presidente Ciampaglia. Le richieste vanno da un anno per Aurelio De Laurentiis, a due anni e otto mesi per l’agente Alessandro Moggi, un anno e un mese per Adriano Galliani, all’epoca dei fatti ad del Milan.

 

I pm hanno anche chiesto l'assoluzione per gli altri imputati, tra cui il presidente della Lazio, Claudio Lotito, l’ex presidente della Fiorentina, Andrea Della Valle, i Percassi dell’Atalanta, e tutti i calciatori coinvolti.

I fatti risalgono al periodo che va dal 2009 al 2014 e molti sono ormai prescritti. Secondo la ricostruzione fatta in aula dall'accusa, Stefano Capuano e Danilo De Simone, che sono nel pool che indaga sui reati connessi con il mondo del calcio, le squadre, i calciatori e il loro procuratori avevano ideato un meccanismo per guadagnare in maniera illecita perché, secondo l'accusa, quando si stipulavano i contrati di compravendita, i procuratori diventavano consulenti dei club acquirenti e i calciatori risparmiavano consistenti somme di denaro che, grazie ad operazioni fittizie e false fatturazioni milionarie, venivano addebitate alle squadre.

 

Ad Aurelio De Laurentiis, dai pm Stefano Capuano e Danilo De Simone, viene imputata una fattura ritenuta falsa che avrebbe portato a un'evasione di 8 mila euro di Iva relativa all’acquisto del calciatore Emanuele Calaiò dal Siena nel 2013, calciatore che non è coinvolto nell'indagine. La Procura ha fatto comunque una premessa evidenziando, come in questo scenario, quasi tutte le società vanno ritenute vittime di un sistema distorto e organizzato a tavolino dai procuratori. Infatti, secondo questo sistema, l'agente, nel momento in cui stava concludendo la compravendita del suo assistito, figurava nella vesti di consulente della società. La società deduceva i suoi costi e detraeva l'Iva, e il giocatore in questione incassava al netto il suo ingaggio mentre il procuratore si prendeva la sua parte concludendo l'affare. La sentenza definitiva è attesa per il prossimo 2 febbraio 2023.