Cronache
Messina, falsi matrimoni per carta soggiorno. Giro d'affari di oltre 160.000 €
L'operazione della Guardia di Finanza, "Zifaf", ha portato all'arresto di 16 persone di cui 5 in carcere e 11 ai domiciliari.
Sono cominciate partendo dalle false dichiarazioni rese da italiani a pubblici ufficiali riguardo allo stato civile le indagini della Guardia di Finanza del comando provinciale di Messina che hanno portato a 16 arresti, di cui 5 in carcere e 11 ai domiciliari, nell’ambito dell’operazione “Zifaf” su un giro di falsi matrimoni per ottenere la carte di soggiorno. Il costo era standard, secondo un tariffario prestabilito: 10.000 euro circa corrisposti all’organizzazione dallo straniero interessato, in contanti o attraverso i servizi di Money Transfer, materialmente eseguiti da soggetti apparentemente non coinvolti nella vicenda ma contigui ai membri del sodalizio criminale; circa 2-3 mila euro andavano allo sposo/a fittizio; somme inferiori per intermediari, testimoni di nozze ed interprete, il tutto per un giro d’affari documentato nel corso delle indagini pari ad oltre 160.000 euro.
Un secondo livello era composto da testimoni di nozze ed interpreti mentre un terzo livello era rappresentato da una fitta rete di italiani, principalmente donne, in condizioni disagiate (“…perché il lupo quando ha fame esce dalla tana…”, così si esprimeva un indagato per sollecitare l’accettazione del matrimonio fittizio rivolgendosi ad una donna che mostrava segni di pentimento), che venivano coinvolte, dapprima, per essere destinate a false nozze, per poi, successivamente, divenire volano per nuovi affari illeciti, quali reclutatori di ulteriori soggetti da indirizzare verso ulteriori matrimoni falsi. I finanzieri hanno scoperto che prima di giungere alla stipula del contratto di matrimonio, infatti, gli organizzatori adottavano ogni possibile cautela per accreditare la fittizia convivenza dei novelli sposi: di qui la necessità di individuare un locale da adibire ad “abitazione coniugale”, in modo che entrambi i coniugi vi portassero la rispettiva residenza anagrafica. Erano gli stessi capi, secondo gli investigatori, a dare consigli su come comportarsi con gli accertatori dei Vigili Urbani durante la verifica della convivenza.
Proseguendo, dopo la celebrazione del matrimonio, che non prevedeva, ovviamente, alcun festeggiamento (tranne per qualche sporadico caso in cui è stata simulata una festicciola fittizia), l’extracomunitario richiedeva il permesso di soggiorno al competente Ufficio della Questura di Messina. Dalle indagini è emerso che quando gli sposi fittizi venivano chiamati per verificare la veridicità dell’unione coniugale, gli organizzatori intervenivano direttamente, giungendo ad indottrinare i coniugi sulle risposte da fornire. Anche l’acquisto delle fedi nuziali, reperite al costo di 1 euro da negozi cinesi, era gestito dall’organizzazione, per essere poi fornite agli sposi.
L’attenzione dei finanzieri si è concentrata su numerosi “matrimoni misti”, notando la ripetitività di testimoni di nozze o interpreti stranieri, reiterate parentele tra testimoni e sposi, che ha fatto ipotizzare l’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere tesa all’organizzazione illecita di matrimoni. Dalle indagini è emersa l’esistenza di due organizzazioni da tempo attive a Messina con ramificazioni in Marocco, facenti capo a due cittadini marocchini. E’ emerso che i due si occupavano di organizzare i viaggi in Marocco degli sposi fittizi, di assistere i promessi sposi durante il disbrigo di tutte le pratiche burocratiche, antecedenti e successive, al fittizio matrimonio: dalle pubblicazioni al rito nuziale, sino alla fase finale quando, raggiunto lo scopo, si procedeva alla separazione ed al divorzio.