Cronache

Forze di Polizia, proteste dei sindacati contro la riforma del governo

“L’italiano medio, probabilmente, non ha idea di cosa significhi, davvero, militarizzare forzatamente un Corpo come la Forestale che comprende migliaia di Operatori. Non è affatto un problema di interessi di questo o quel gruppo, non è principalmente una questione di difesa di determinate competenze e compiti. Si tratta in verità di una questione molto seria e ben più profonda di quel che appare nell’immediatezza. Rappresenta un grave controsenso rispetto alla volontà dello stesso Legislatore che oltre 35 anni fa, con la Legge 121, segnò senza mezzi termini la strada nel senso della smilitarizzazione delle Forze di Polizia. E proprio nel momento in cui l’Europa ci bacchetta perché ancora abbiamo un Corpo militare che svolge compiti di Polizia noi che facciamo? Militarizziamo forzatamente ancora una vastissima ‘fetta’ di compiti e servizi, trasfondendo in due Corpi militari uomini e competenze su mare e foreste quando siamo un Paese con più di 8.000 chilometri di coste e con una delle più significative presenze in Europa di montagne e foreste. Rasenta l’incredibile: è un allarme rosso per la democrazia che vede invertire il senso di marcia dopo 100 anni di lotte… e questo sarebbe un Governo di Sinistra?”.

Così Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, torna a intervenire contro il progetto di accorpare il Corpo Forestale dello Stato con l’Arma dei Carabinieri e di lasciare il controllo del mare, delle coste e di tutto l’ambiente in acqua alla sola Guardia di Finanza, di fatto cancellando le squadre nautiche della civile Polizia di Stato. Qualcosa contro cui il Sindacato Indipendente si è espresso fin da subito, manifestando assieme anche ai Sindacati di categoria dei Forestali nelle diverse sedi che li hanno visti protagonisti in questi mesi.

“La nostra – spiega ancora il Segretario generale del Coisp – è una battaglia comune in difesa di un principio, che viene calpestato e disonorato pesantemente da questo Governo: essere militari, vivere come tali e lavorare come tali è una cosa che si sceglie, che non può essere in alcun modo imposta. Servire lo Stato è allo stesso modo una cosa che si sceglie, ed a cui si tiene fede perfettamente e onorabilmente da civili. Non è un fatto di valore o di ritenere migliore una cosa o l’altra. Semplicemente, come abbiamo detto e ripetuto, non è concepibile imporre lo stile di vita personale e professionale di tipo militare a chi militare non è e non vuole essere. Rendere tutto più efficiente eliminando gli sprechi si deve, ma la cosa non può assolutamente passare per l’insostenibile commistione di personale militare e non militare, con insormontabili problematiche legate al relativo status, ed un assoluto grave abuso su migliaia di onesti e leali lavoratori dello Stato che si ritroveranno catapultati in una realtà cui non hanno scelto di appartenere”.