Cronache
Giulia Tramontano, Bruzzone: "Ecco come smascherare il narcisista maligno"
La criminologa e psicologa forense dialoga con Affaritaliani.it sull'omicidio di Senago, e rilancia la proposta del direttore Perrino
Bruzzone, ma si nasce o si diventa manipolatori?
Manipolatore non si nasce ma si diventa e spesso lo si diventa perché si è stati esposti a un modello genitoriale disfunzionale. Questo non coincide assolutamente con un contesto familiare degradato; anzi, paradossalmente i futuri narcisisti nascono e crescono in famiglie che li portano a credere di essere più di quello che sono, di avere qualità superiori di quelle che realmente possiedono. E quindi iniziano a sviluppare un falso sé perché temono di essere visti per quello che sono.
Il narcisismo non risparmia alcuna categoria sociale, anagrafica, culturale. Anzi, quanto più la persona in questione è apparentemente dotata sotto il profilo culturale e socioeconomico, tanto più può diventare pericolosa per la sua sventurata vittima. E c’è di più: il fenomeno sta assumendo dimensioni sempre maggiori, perché mi sono accorta - e i dati clinici ce lo restituiscono - che quest’epoca è particolarmente propensa, per tutta una serie di congiunture, a produrre soggetti con tratti narcisistici, fino ad arrivare a un disturbo narcisistico vero e proprio.
Si può arginare questo fenomeno? E come?
È alquanto improbabile che venga introdotto un reato di “narcisismo maligno”, anche perché non si può arrestare una persona solo perché narcisista, o manipolatore. Inoltre uno dei principali problemi con i manipolatori affettivi e narcisisti maligni è proprio fare una diagnosi del disturbo di cui soffrono, perché mostrano la loro reale personalità e pericolosità solo in certi contesti.
Però, essendo un tipo di disturbo che può sfociare in condotte particolarmente aggressive e distruttive, quello che si può e deve fare è spiegare ai genitori di cambiare la loro strategia educativa: per come agiscono non aumentano la loro autostima, ma spesso creano dei mostri.
Inoltre è fondamentale parlarne ovunque sia possibile restituire consapevolezza, in tv, nelle scuole, perché una problematica centrale che riguarda la violenza, non solo quella fisica, ma anche quella psicologica. Se non è detto che si arrivi alla violenza fisica, infatti, è anche perché la violenza psicologica esercitata conduce la vittima a sviluppare un’idea di sé grandemente deficitaria, a sottomettersi completamente al manipolatore. A questo punto neppure serve la violenza fisica, perché tanto la vittima è completamente soggiogata.