Cronache
Il calcio è uno strumento di diffusione della cultura islamica in Europa
L'europarlamentare FdI fa il punto con altri esperti in materia sul processo di islamizzazione che veicola il calcio, nel convegno presso la Camera dei deputati
Il calcio in Medio Oriente è una strategia geopolitica per la progressiva islamizzazione dell'Occidente. Il convegno alla Camera dei deputati fa il punto
Il calcio come strategia di soft power nel cuore d’Europa. Il calcio che diventa strumento di diffusione della cultura islamica in Europa, con protagonisti alcuni degli Stati mediorientali nell’occhio del ciclone in quanto a rispetto dei diritti umani, libertà e democrazia. Attraverso lo sport, il calcio e i suoi ricchissimi investimenti, l’Arabia Saudita, come prima il Qatar e gli Emirati Arabi, sta cercando di ripulire la propria immagine e dar vita a un processo di penetrazione economica in Europa, che significa anche diffusione delle tradizioni religiose e culturali.
Quattro anni dopo un rapporto pubblicato dalla fondazione Farefuturo insieme al Centro studi di FdI, Nicola Procaccini, europarlamentare del partito di Giorgia Meloni e copresidente del gruppo ECR del Parlamento europeo, torna a riaccendere i riflettori sul rapporto tra calcio e islamizzazione dell'Occidente. Lo fa in un convegno tenuto alla camera dei deputati “il calcio come strategia di soft power nel cuore d'Europa', in cui si è confrontato con il giornalista e scrittore Rocco Bellantone, autore del libro 'Calcio, Islam e petrodollari'; l'antropologa e ricercatrice Florence Bergeaud Blackler, che lavora al Cnrs, il più grande istituto pubblico di ricerca della Francia; il giornalista del Sole 24 Ore Marco Bellinazzo, e Andrea Stramaccioni, commentatore sportivo televisivo.
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Un tema che alla luce di quello che sta accadendo sul fronte mediorientale torna di strettissima attualità, come fa notare l’eurodeputato di Fratelli d’Italia "Un elemento che va" nella "direzione" del "pericolo radicalizzazione per l'Europa attraverso il calcio, è emerso in maniera inquietante in questi giorni. Diversi calciatori di religione musulmana, come mai avvenuto in passato, hanno sostenuto apertamente la causa palestinese, anche con forme di fanatismo religioso, in relazione ai brutali attacchi di Hamas verso Israele dei giorni scorsi". ha detto in apertura del convegno Procaccini.
Focus e punto di partenza del dibattito, i faraonici investimenti in questo sport popolare in ogni angolo del globo da parte di alcuni Stati arabi, con l'ingaggio di campioni planetari da parte dell'Arabia Saudita e i campionati del mondo in Qatar. Una riflessione "per collegare tutti i puntini di quello che non è divertissement per sceicchi ma una strategia geopolitica per un processo di islamizzazione progressiva dell'Occidente. Abbiamo voluto raccontare cosa ci sia dietro questi investimenti, con analisti e con esperti, per mettere in evidenza ciò che tutti guardano ma non vedono", spiega lo stesso Procaccini.
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Molto importante l’intervento di Florence Bearegard, antropologa e ricercatrice delle norme islamiche in un contesto secolare, autrice di Le Frérisme et ses réseaux, l'enquête (La Fratellanza e le sue reti, un'indagine), da anni vive sotto scorta per le minacce ricevute da estremisti islamici. Nel libro indaga l'ideologia, la strategia e la dottrina dei Fratelli Musulmani (MB) e delle sue reti in Europa. "I fratelli musulmani sono in Europa dal 1960 - racconta Bergeaud Blackler - e si sono dati una nuova missione, utilizzare settori come l'economia, la cultura e il diritto per prendere il potere. Vediamo ad esempio moltiplicarsi i tentativi di mantenere l'hijab nelle competizioni sportive femminili. Il 'gioco' dei Fratelli Musulmani è rendere accettabile questo obbligo religioso, un passo verso la normalizzazione della società islamica". Stramaccioni, che ha allenato in Iran e Qatar, ha parlato sulla base della sua esperienza personale, in medioriente, ribadendo come il calcio sia diventato sempre più uno strumento in mano a questi stati per controllare i giovani e formare le nuove generazioni.
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“Mi fa sorridere quando lo si definisce ancora uno sport, in quei paesi è diventato un veicolo sociale che muove idee politiche. Stanno investendo moltissimo su questo proprio perchè capiscono la forza del calcio sulle masse soprattutto giovanili.” Attraverso il calcio questi stati cercano quindi di ripulire la loro immagine, cercando consenso, come il caso dell’Arabia Saudita è lì a dimostrare plasticamente, con la sua estate di acquisti folli di stelle del calcio europeo e sudamericano.
Per Bellinazzo questa fa parte della strategia di Bin Salman, il principe saudita, di allargare la sua sfera di influenza e di accreditarsi a livello internazionale, secondo il suo ambizioso progetto di Vision 2030, un programma strategico promosso dal regno dell'Arabia Saudita per ridurre la propria dipendenza dal petrolio e diversificare l'economia del paese.
Bellantone ha invece puntato il dito contro i messaggi di molti giocatori di religione islamica che in questi giorni hanno mostrato la loro ambigua vicinanza ai truci attacchi da parte di Hamas ad Israele, a cominciare proprio da Karim Benzema, che da quest’anno si è trasferito a giocare nel campionato saudita, per la modifica cifra di 100 milioni di euro a stagione.