Il calvario del rocker Tony Troja: "La malagiustizia mi sta distruggendo"
In un video postato dalla moglie su facebook, il musicista siciliano appare devastato dalla detenzione in cui gli vengono negati i diritti essenziali
Per chi conosceva il musicista siciliano Tony Troja prima della sua detenzione, vedere le sue attuali condizioni psico-fisiche è del tutto straziante. La moglie Maria Rosaria Zoppi - della quale avevamo già pubblicato una lettera accorata qualche mese fa - ha diffuso la testimonianza filmata del rocker in un video choc su facebook, nel quale l'uomo appare devastato e provato fisicamente e psicologicamente.
La voce rotta dall'emozione, visibilmente tremante, il respiro affannoso tipico di chi soffre di violenti attacchi di panico, Tony Troja racconta in prima persona il suo caso. Quell'epiteto "buffone" indirizzato nel 2011 al militare che poi ha sporto denuncia contro di lui per diffamazione (denuncia che Troja non critica e che giudica legittima), il mancato processo che sarebbe risultato in una condanna o in una assoluzione e che invece non si è mai tenuto, i vari errori burocratici che hanno finito per portare in giudicato la sentenza di cinque mesi agli arresti domiciliari, e soprattutto il calvario conseguente alla detenzione.
Troja, noto per la sua vitalità ed esuberanza, oggi sembra ridotto a una larva umana, e lo si scrive con tutta la compassione del caso. Emotivamente straziato, lui stesso racconta dei dolori lancinanti che ha iniziato ad accusare in questi difficili mesi, degli attacchi di panico, del timore di aver contratto la fibromialgia, delle piaghe fisiche che gli causano frequenti collassi (come quello avuto dopo la realizzazione del video in questione, come spiega la moglie nello scritto che correda il post).
Tony Troja racconta di non aver diritto neanche al taglio dei capelli e della barba, come invece è previsto per i detenuti in carcere. Qualche giorno fa, lo dichiara nel video, ha chiamato un'ambulanza perché particolarmente sofferente, ma i paramedici si sono limitati a misurargli la pressione. "Per il magistrato di sorveglianza, la salute non è ragione di necessità" commenta amaramente.
Troja lamenta anche di non riuscire più a dormire, in quanto terrorizzato di non udire il citofono delle guardie che vengono a ogni ora del giorno e della notte per controllarne la presenza in casa. Un inferno, insomma.
Se si pensa che vi sono autentici criminali a piede libero, ed evasori fiscali che non si sono fatti un solo giorno di carcere né tantomeno agli arresti domiciliari, le pene subìte da Troja risultano quanto mai "peculiari". Auspicando che il magistrato di sorveglianza possa provare un po' di umana compassione e gli permetta almeno la visita del suo medico di fiducia, e avendo egli pagato ampiamente il suo debito con la giustizia, ci si può solo augurare che, terminata la pena che sta scontando, Tony Troja possa ritrovare la serenità e che questa brutta avventura possa diventare per lui ben presto "acqua passata", limitando al massimo gli strascichi psicologici e fisici che oggi sembrano attanagliarlo gravemente e in maniera assai preoccupante.