Cronache
Il Padrino, Gomorra e Suburra: cinema e letteratura emulano i cattivi maestri
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L’accusa che si fa al genere è quello di sfruttare i bassi istinti del pubblico per fare cassetta
Insomma, l’accusa che si fa al genere è quello di sfruttare i bassi istinti del pubblico per fare cassetta. Ma se fosse solo questo saremmo ancora nel seminato, nel genere noir - criminale italiano con film divenuti poi cult come “L’etrusco uccide ancora” diretto nel 1972 da Armando Crispino, oppure con il genere cosiddetto dei film polizzioteschi italiani, come “Banditi a Milano” (1968) di Carlo Lizzani con Tomas Milian, oppure “La polizia ringrazia” (1972) di Stefano Vanzina ma soprattutto il genere nazional – popolare di “La polizia incrimina, la legge assolve” (1973) di Enzo G. con Franco Nero Castellari, altro vero cult. “Il Padrino”, “Gomorra”, “Suburra” sono una sorta di “salto di specie”, darwinianamente parlando. Codificano un nuovo prodotto visivo che questa volta fa leva sull’emulazione del delinquente e non dell’uomo di legge, come era per i poliziotteschi. Si tratta quindi di “cattiva televisione” –e secondariamente- di “cattivo cinema”. Almeno per chi ancora crede nei valori e nell’etica.