Cronache
Il Padrino, Gomorra e Suburra: cinema e letteratura emulano i cattivi maestri
L’accusa che si fa al genere è quello di sfruttare i bassi istinti del pubblico per fare cassetta
ll film contiene scene di grande impatto emotivo come quella in cui l’amante di un camorrista testimone involontaria di un delitto viene sciolta calata con una gru –completamente nuda- in una vasca contenente acido in un cantiere edile. Giungiamo quindi a “Suburra” (2015), film diretto da Stefano Sollima e tratto dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo (peraltro magistrato) e Carlo Bonini. In seguito (2017) ne è stata tratta una serie televisiva con lo stesso titolo e che ha come protagonista il personaggio del criminale di Ostia Aureliano (Alessandro Borghi). Sono seguite poi una seconda (2019) e terza stagione (2020).
Il genere prospera e i produttori investono grandi somme perché sanno che il pubblico ripaga ampiamente. Tuttavia ci si pone una domanda: tutto questo interesse morboso per il genere non è in fondo negativo e sottende anche un malcelato spirito di emulazione?
Torniamo, ad esempio, a Gomorra. L’allora Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, criticò la terza serie TV come diseducativa, come del resto fecero altri magistrati di primo piano impegnati nella lotta alla mafia e alla camorra. A tal proposito disse: “Credo che evidenziare i rapporti umani come se la camorra fosse un’associazione come tante altre non corrisponda a quello che realmente è, la camorra è fatta soprattutto di violenza”.
Un altro dei critici di questo genere, ed in particolare sempre di Gomorra, è Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro che invece così si espresse: “Chi produce, chi scrive si deve preoccupare di quello che è l’effetto sulla collettività. Non voglio assolutamente polemizzare con nessuno e non parlo mai di cose specifiche. Dico che la cinematografia e la televisione fanno arte e non mi metto a disquisire su questo. Il senso dei film, dei docufilm e dei libri è quello di educare. Se davanti alle scuole vediamo dei ragazzi che si muovono, si vestono e usano le stesse espressioni degli attori e dei personaggi di questi film che trasmettono violenza su violenza, mi pare che il messaggio non sia positivo. Bisogna riportare parte di ciò che accade nelle mafie, però dobbiamo all’interno dello stesso film o libro inserire qualcosa di alternativo, un messaggio che questi non sono invincibili e forti”.