Cronache
La generazione dello Spritz, quella che non protesta mai
La pandemia ha evidenziato tutti i limiti di una generazione di giovani, forse ormai persa
In questo anno e più di pandemia tanti hanno protestato. Sono scesi in piazza i lavoratori dello spettacolo, quelli delle palestre e dello sport in genere, quelli del turismo, i pizzaioli e i ristoratori, i maestri di sci. Bene o male tutte le categorie che sono state costrette a fermarsi, obbligate a non lavorare e in aggiunta prese in giro da ristori drammaticamente insufficienti e da casse integrazioni arrivate in ritardo epocale.
Una buona parte del paese è stato in subbuglio anche se, fino ad ora, con grande rispetto dell’ordine e della legalità.
Una grande parte è scesa in piazza, salvo due sole eccezioni: i senior (oltre i 60 anni) e i giovani (dai 15 ai 21 anni più o meno) quella che per comodità potrebbe essere definita la generazione dello “Spritz”.
I senior spaventati dal terrorismo mediatico continuo, quelli più esposti agli effetti letali del virus, non hanno fatto altro che rimanere in casa rispettando le regole, investendo in mascherine e gel e accettando tutte le giravolte di un Governo e di un Comitato Sanitario che gli ha fatto digerire di tutto, dai vaccini che sarebbero arrivati a tonnellate, dal vaccino europeo di Astra Zeneca che ci avrebbe portato all’immunità di gregge in un battibaleno, dall’efficacia delle due dosi salvo adesso confermare che ne va bene anche una sola.
Insomma un pandemonio digerito “obtorto collo” dal cluster over sixty spaventato dai numeri dei morti giornalieri buttati lì senza spiegazione alcuna, senza sapere realmente di cosa sono morti.
E poi la generazione “dello Spritz” la peggiore in assoluto. Un cluster di giovani figli dei figli di quelli che fecero il ’68 e soprattutto furono coprotagonisti dell’incredibile boom economico italiano.
Una generazione che in questo pandemia ha fatto vedere tutti i propri limiti e difetti. Imbalsamati e imprigionati nelle proprie camere, soggiogati da play station e da smart phone, intorpiditi da Tik Tok , incapaci di cercare qualsiasi cosa che assomigli ad uno straccio di lavoro o a un anelito di cultura ( un libro per esempio) si sono ritrovati a “fare aperitivi” dalle 15 del pomeriggio. Certo perchè dalle 18 si chiude tutto.
Senza poter andare a scuola in vivo li ritrovi già alla mattina attaccati ai tavoli dei bar con davanti un caffè, agghindati da corsa come se dovessero andare ogni giorno ad una festa, a chiacchierare del nulla, tutti obbligatoriamente senza mascherina, alla faccia di tutti quegli imbecilli che invece la mascherina se la portano anche in macchina.
Pochi sembrano avere la sensibilità di capire che forse a loro il virus non fa un baffo, ma ai genitori e ai nonni il Coronavirus porta spesso alla morte. Ma questi irresponsabili dove vivono quando si assembrano fuori da i bar con il bicchiere in mano senza che uno straccio di polizia li disperda multando insieme a loro anche i locali che non fanno rispettare le regole?.
Incapaci di mantenersi economicamente, incapaci di gestire le proprie responsabilità al di fuori del perimetro della loro camera, consapevoli di sapere tutto perché digitando sai tutto, li vedi vagolare con in mano lo smartphone diventato parte integrante della mano destra e allenati soltanto nelle dita che alla velocità della luce sparano messaggi e like in continuazione.
Una generazione di strani alieni? Probabilmente si, fortunatamente con tante eccezioni. C’è ancora qualcuno che fa volontariato, qualcuno che lavora, magari studiando, qualcuno che fa il rider ( per la verità di italiani se ne vedono pochi), qualcuno che tenta di fare imprenditoria, e sono questi che lasciano accesa una fiammella di speranza per il futuro.
Responsabili di questa generazione dello “Spritz” sono in gran parte i genitori incapaci di essere genitori fino in fondo, incapaci di dire no o di fare il pugno duro quando serve, responsabile è poi una comunicazione generale che ha sopravvalutato i social network a discapito dei rapporti in vivo, dei giochi in vivo, dello sport in vivo, delle amicizie in vivo.
E così per il momento teniamoci questa generazione smidollata incapsulata nelle proprie camere senza stimoli ne ideali se non quello dello “Spritz”, ma rigorosamente con Prosecco di Valdobbiadene.