Cronache
La terra di Bibbiano come il nuovo Far West? Brucia l’auto dell’ambientalista
In Val d’Enza le auto spente si incendiano per autocombustione. Nell’Emilia che non si conosce. Tra istituzioni che ti sottraggono figli e ‘ndrangheta che...
Ricordate la Val d'Enza? Quel posto tranquillo nel reggiano che si è fatto conoscere per gli orrori dei bambini di Bibbiano? Quei bambini sottratti alle famiglie con manipolazioni e violenze psicologiche che in molti casi diventavano poi vittime di violenze vere una volta dati in affido. Vicende che certa stampa di sinistra ha presto bollato come fake news. Prima di quegli eventi quasi nessuno in Italia aveva mai sentito parlare di questo territorio.
In Val d’Enza, a inizio agosto, l’auto di una ecologista che segnalava alle autorità comportamenti contrari alla legge è stata incendiata. Una volta denunciato il fatto, la donna si è sentita rispondere che forse la sua auto è andata in autocombustione spontanea.
Il mezzo, una Fiat Panda, era parcheggiata di fianco a casa della donna che abita nella frazione di Trinità, al confine tra Casina e Canossa. Quindi l’auto era spenta eppure è andata a fuoco lo stesso. Viste le fiamme un vicino di casa ha provato a sedare l’incendio con una pompa dell’acqua, prima dell’arrivo dei locali vigili del fuoco. Sul posto è arrivata anche una pattuglia dei carabinieri che ha raccolto la denuncia. Ma secondo i vigili del fuoco, riporta la stampa locale, l’incendio potrebbe anche trattarsi di un fatto accidentale, provocato da un cortocircuito. Un’eventualità che può capitare anche a motore spento.
L’ipotesi non ha del tutto convinto il presidente di Legambiente della zona, Dino Vecchi che ha reagito così: “Sono furibondo perché si tratta di fatti inqualificabili. È l'auto di una nostra attivista a cui ignoti hanno dato fuoco. Michela (il nome della donna, ndr) da anni segnala alle autorità di polizia, tramite Legambiente Val d'Enza, comportamenti contrari alla legge da parte di cacciatori e allevatori. Così qualcuno ha pensato bene di fargliela pagare. Purtroppo in mezzo a tanti ci sono frange estremiste che pensano che chi chiede il rispetto delle regole vada punito”.
Potrebbe essere tutta colpa della biochimica della Val d’Enza che crea un microclima particolare che favorisce i cortocircuiti naturali che si originano una volta smossa l’energia elettrostatica residua nell’aria speciale della Val d’Enza!
Fin qui però è un fatto di cronaca di una Forrest Gump locale.
Il problema è che l’informazione è sempre meno interessata al territorio. A quel punto è facile trasformarsi in Forrest Gump. E la gente conosce sempre meno dove vive. Come i genitori di Bibbiano che si sentivano protetti dalle istituzioni, per poi trovarsi con gli assistenti locali che senza motivo gli sottraevano i figli. O come gli emiliani che dopo 40 anni di incessante penetrazione della criminalità organizzata scoprono solo con il processo Aemilia che sono infognati fino al collo. Per forza! Si sono sentiti ripetere per decenni che l’Emilia era il paradiso della legalità e chi parlava di penetrazione veniva bollato come produttore di bufale!
Sarà un fatto di microclima, non c’è altra spiegazione.
In queste condizioni climatiche della Val d’Enza a metà giugno è stato arrestato l’imprenditore calabrese Domenico Cristello, di 61 anni. E’ coinvolto nell’inchiesta della Dda di Milano che ha disarticolato il radicamento al Nord del clan ‘ndranghetista Cristello di Vibo Valentia, con 22 misure cautelari per associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e acquisizione indebita di esercizi pubblici, nonché porto abusivo di armi e associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Il clan, attivo in Brianza, è in via di espansione in Germania, Spagna e Svizzera. Domenico Cristello, molto conosciuto in Val d’Enza, riportano i giornali locali, è incensurato e si professa innocente: l’unica sua colpa sarebbe il cognome ingombrante che lo associa al clan. Ma per gli inquirenti è un esponente dell’organizzazione. A prova della loro tesi accludono le intercettazioni delle telefonate col cugino, Umberto Cristello (in manette perché al vertice del racket dei buttafuori delle discoteche e nel controllo dei chioschi panini e fast food in Brianza) che gli ha dato l’arma. Domenico Cristello è stato trovato con un revolver 28 special e 49 proiettili, arma arrivata con altre 49 nella zona di Seregno attraverso la rete della ‘ndrangheta. Cosa ci faccia l’imprenditore calabrese in Val d’Enza con un’arma irregolare è un mistero.
Prima della storia dei minori di Bibbiano non si era mai sentito parlare sulla stampa nazionale di Val d’Enza. Ora per certi media di sinistra è la terra di una fake news.
Anche chi scrive ha posto per la prima volta l’attenzione sulla Val d’Enza quando durante il processo Aemilia il pentito Antonio Valerio raccontò un aneddoto per stigmatizzare i meccanismi di penetrazione in zona della criminalità organizzata. Un’altra storia stigmatizzata come fake news.
Valerio si autoaccusava di un tentato omicidio avvenuto nel 1989 a Montecchio Emilia, proprio in Val d’Enza. Con lui c’era, a detta di Valerio, Paolo Bellini, esponente dell’estrema destra: “Sparai a Nino D’Angelo, un siciliano che dava fastidio in Val d’Enza, dove trafficavo droga. Stavo per dargli il colpo di grazia ma poi Bellini mi disse che dovevamo andare via subito. Per quel fatto non fummo mai indagati”.
E’ facile ritrovarsi improvvisamente Forrest Gump e vedere la propria auto spenta bruciare per autocombustione quando per anni hai pensato di vivere in un luogo che non esiste.
Per forza, in Val d’Enza c’è un microclima particolare!
Sarà tutta colpa dell’energia elettrostatica?