Cronache

Ladro ucciso a Lodi, l'elasticità della legittima difesa

Gianni Pardo

Ladro ucciso a Lodi, ecco perché in Italia la legittima difesa è una questione di simpatia

Sintesi: un ristoratore di Lodi, nel pieno della notte, sente dei rumori sospetti nel suo locale. Scende, sorprende i ladri e si ha una colluttazione. Dal suo fucile parte un colpo e uno dei ladri, colpito alla schiena, muore. Conclusione sociale: solidarietà con il ristoratore; conclusione giuridica: omicidio volontario.

La legge è chiara: la legittima difesa richiede che il pericolo per la persona sia attuale (non si può sparare “dopo”; se l’aggressore se se ne va, il pericolo è superato e si tratta di omicidio volontario); che la reazione sia proporzionata all’azione (non si può dare una coltellata a chi ci ha dato uno schiaffo); e che quel pericolo non sia altrimenti evitabile (se si ha la possibilità di fuggire, invece di affrontare l’aggressore, si deve fuggire. La dignità del protagonista del film non è contemplata).

Alcuni esempi possono essere utili. Se l’aggressore ha una pistola in mano ma la tiene abbassata non posso sparargli; se invece comincia ad alzare il braccio sì, posso - come vi spiegherebbe qualunque personaggio dei film western - ma è bene che sia veloce. Diversamente non vedrò la scritta “Fine” sull’ultimo fotogramma.

Se la luce è insufficiente, non posso presumere che l’aggressore sia armato. È meglio che abbia gli occhi con visore notturno incorporato, diversamente rischio una condanna per omicidio volontario. Esiste certo la “legittima difesa putativa”, ma poi nascono i dubbi: veramente la luce era insufficiente? Come mai ho preso il luccichio di un accendisigari di metallo per una pistola? Il giudice ha tutto il tempo che gli serve, per fare obiezioni. Per esempio, se risulta poi che l’aggressore aveva una pistola giocattolo, il giudice mi chiederà in primo luogo se potessi distinguere che non era una vera arma.

Se vedo che mi stanno venendo addosso in quattro, anche disarmati, con l’intenzione di uccidermi, ho indubbiamente il diritto di sparare, perché non ho altra possibilità di difesa. Ma – attenzione - dopo dovrò dimostrare che avevano l’intenzione di uccidermi, non di darmi una salva di pugni. Dovrò dimostrare che non avevo la possibilità di fuggire, o di chiudere una porta fra me e loro, o di gridargli “buuu!” con una forza sufficiente da spaventarli.

Ironie a parte, la nostra legge penale ha torto o ragione? La domanda è mal posta. I codici non sono eterni. E neppure la mentalità della gente è immutabile. Il problema è soltanto quello dell’adeguatezza della legge alla sensibilità giuridica ed umana del momento. Ma anche quando – come nel caso di Lodi – sembra che la gente sarebbe a favore di un ambito molto più vasto della legittima difesa, bisogna stare attenti alla sua volubilità.

Oggi i concittadini corrono a decine ad esprimere la loro solidarietà al ristoratore, ma nel caso di Carlo Giuliani, ucciso durante i tafferugli di Genova di tanti anni fa, la gente fu talmente a favore dell’aggressore che (se non ricordo male) si arrivò a dedicargli una stanza a Montecitorio, quasi fosse un caduto per la libertà. E nel frattempo l’opinione pubblica (naturalmente di sinistra) fu talmente contro l’agente la cui vita era stata minacciata che alla fine la magistratura, pur di assolverlo, ricorse ad una motivazione che a molti, me compreso, sembrò incredibile. Mentre era evidentemente un caso di legittima difesa e personalmente all’agente avrei dato una medaglia sin dal primo giorno.

Chi aggredisce un uomo in divisa aggredisce lo Stato, e non capisco questa tolleranza verso black block, “casseurs”, “hooligans” e altra feccia. E allora, prima vogliamo assolvere un ristoratore che spara alle spalle e poi vogliamo condannare un carabiniere isolato che un facinoroso vuole uccidere? Dove la mettiamo la legittima difesa dei poliziotti e dei carabinieri, se la gente continua a considerare lecito protestare lanciando contro di loro pietre (sampietrini, non confetti), biglie d’acciaio con robusti lancia sassi e bombe Molotov? Questa legittima difesa è più elastica del lattice.

Se pensassimo di cambiare le norme sulla legittima difesa, dovremmo dunque porci il problema di come la prenderebbe la gente, quando gli aggressori fossero “simpatici” e gli aggrediti “antipatici”. A Napoli ci sono state manifestazioni di piazza per la morte di contrabbandieri uccisi in conflitti a fuoco con la polizia.

Per me – che sono un primitivo – chiunque si comporti in modo violento dovrebbe divenire “free game”, selvaggina contro cui è sempre lecito sparare. Ma gli altri sono civili, e dovrebbero stare più attenti prima di aprire bocca. Chissà che, nel dubbio, non facciamo bene a tenerci le norme che abbiamo. Domani tutti potrebbero essere contro un nuovo Placanica che uccide un nuovo Carlo Giuliani.

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