Lettera di un prete al Corriere della Sera
Don Aldo Buonaiuto contro la proposta di Salvini
Oggi, il Corriere della Sera, pubblica la lettera di un prete cattolico, don Aldo Buonaiuto, della comunità Giovanni XXII.
Il prelato pensa evidentemente di stare ancora nella Roma papalina dell’Ottocento e si scaglia contro la proposta del Ministro dell’Interno Matteo Salvini di riaprire le famose “case chiuse” e cioè le “case di appuntamenti”, così care alla letteratura del novecento.
Buonaiuto parte dalla concezione che ci sia uno Stato non laico, ma teocratico e che la prostituzione sia un crimine a prescindere e non un atto volontario.
Ma se la prostituta utilizza come vuole il suo corpo dov’è il reato? Non è forse libera di farlo?
In cosa nuoce agli altri? Lo stesso Gesù nel Vangelo ha pietà della prostituta e la perdona.
Si può poi discutere sul piano etico, ma non penale, del suo comportamento. Ma il piano etico è individuale, temporale e neppure universale e dunque non rilevante ai fini della “colpa”, almeno nel nostro Stato.
Salvini ebbe a dichiarare che “La prostituzione legale è una opera di civiltà” ed infatti lo è, nonostante la contestazione vemente del prete che la vorrebbe, evidentemente, mantenere segreta.
Legalizzare la prostituzione, come del resto la droga, significa sottrarre queste attività alla delinquenza e al crimine e portarle sotto il controllo diretto dello Stato., con evidenti ritorni anche in termini di tasse pagate e sicurezza sanitaria.
Poi non è detto che tali attività siano condivisibili sul piano personale, ma questo è un fatto, appunto, che riguarda semmai la morale dell’individuo, libera e incoercibile, e non lo Stato.
Invece la Chiesa Cattolica propaganda una visione del mondo basata sulla rinuncia, come se il piacere fosse, in sé, un peccato. Oltretutto, i continui scandali sessuali che attraversano ormai giornalmente il Vaticano, dovrebbero suggerire maggiore prudenza.
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