Cronache
Lo stupro c’è ma il processo penale li aveva assolti. Caso surreale a Bologna
Per il tribunale penale sono innocenti. Per quello civile colpevoli. Il caso surreale di un processo per violenza di gruppo ad una ragazza dove la Cassazione…
A Bologna lo chiamarono “lo stupro di via Libia”. Una 27enne denuncia nel 2006 la violenza subita da due pressoché coetanei, un cagliaritano e un romano, studenti universitari. I due, accusati di stupro, violenza e lesioni, finiscono prima in carcere e poi ai domiciliari.
La ragazza aveva avuto in precedenza una relazione sentimentale con uno di loro e sosteneva di essere stata violentata da entrambi in un appartamento in via Libia, al termine di una serata trascorsa assieme tra locali e alcol. La donna venne ritrovata in strada, in stato di choc e con la faccia sanguinante. Disse che voleva stare con uno solo dei due amici, ma poi entrambi l’avevano violentata e picchiata.
Nella vicenda si parla di una violenza sessuale di gruppo, di grida sentite dai vicini, di un cellulare sottratto alla ragazza per impedirle di chiedere aiuto, di botte, di fuga di uno dei due accusati all’arrivo della polizia. I due si difendono sostenendo che vi fosse da sempre un rapporto consenziente e che gli accadimenti vanno interpretati come una degenerazione della serata per motivi imputabili alla ragazza, una zuffa dopo il rapporto consensuale perché lei aveva perso la testa.Ne nasce un caso, anche una campagna nazionale di solidarietà nei confronti della ragazza.
I due vengono condannati in primo grado ma assolti in Appello dove la giustizia ha ritenuto che “il fatto non sussiste”, sancendo così sul fronte penale un’assoluzione, tra le proteste delle femministe presenti al palazzo di giustizia di Bologna. I giudici di secondo grado fanno cadere l'accusa di stupro sposando la tesi dell’accusa che ritiene la ragazza non attendibile perché in preda ad una “crisi di nervi”. La Procura generale non fa ricorso in Cassazione e la decisione penale diventa definitiva. Ma la ragazza assistita dagli avvocati Maria Virgilio e Franco Bambini impugna la sentenza davanti alla Suprema corte di Cassazione solo per gli effetti civili.
La Cassazione le dà ragione e la ritiene attendibile, annulla così l'Appello perché “carente nella motivazione in merito alla presunta crisi di nervi” e rimette il caso alla corte d'Appello di Bologna. La Cassazione stabilisce in soldoni che vista la forte crisi di nervi della ragazza dopo il rapporto, insieme a tutti gli altri elementi del fatto, sia lecito pensare che vi sia stata violenza, anche perché “non rientra nella normalità che una persona, dopo rapporti consenzienti, abbia senza una specifica ragione un attacco isterico”. I due accusati sono stati così ritenuti civilmente responsabili del reato e dovranno risarcire la vittima per una somma che verrà decisa in un altro procedimento (intanto dovranno anticiparle a titolo di provvisionale 30.000 euro).
Ma il caso non sembra finito perché chi ha sostenuto la difesa si è detto sconcertato. Così Jean Claude Gagné, l’avvocato di uno dei due (l’ex fidanzato), all’Unione Sarda: "Siamo esterrefatti, il giudice civile ha condannato al risarcimento dei ragazzi per un reato che il tribunale penale ha dimostrato non essere mai avvenuto. Di fatto, il mio assistito è stato assolto con formula piena su richiesta del pm, eppure dovrà ancora difendersi in Cassazione per evitare una palese ingiustizia". Sulla stessa linea l’altro avvocato Gianluca Aste che ha dichiarato: "Questo può accadere perché in civile si applica la logica dell'evento più probabile, nel penale si accerta la responsabilità oltre ogni ragionevole dubbio".