M5s, a processo la moglie di Nik il Nero, camionista grillino al Senato
Serena Saetti, attivista m5s e moglie del "pedinatore" di Mario Orfeo, in tribunale per una causa di diffamazione
Non c'è pace per Nik il Nero, alias Nicola Virzì, camionista con la passione dei video assunto al Senato dal m5s. Dopo le polemiche del suo video sull'euro con protagonista Paola Taverna, che il Virzì corredò con un brano del maestro Ludovico Einaudi senza il permesso dell'autore (che lo invitò a rimuoverlo sollecitamente); dopo le polemiche con la Tenderly, l'azienda produttrice di carta igienica che lo invitò a rimuovere altrettanto sollecitamente il proprio jingle usato in un video in cui il Virzì era seduto sul WC di casa e paragonava il quotidiano Repubblica alla carta igienica; dopo le recentissime polemiche con Mario Orfeo del Tg1, "pedinato" dal Virzì e da Matteo Incerti, suo collega grillino alla Camera dei Deputati, ecco arrivare un altro guaio per l'ex camionista assunto nel gruppo comunicazione del Senato dal M5s.
La moglie Serena Saetti, anche lei attivista sfegatata del Movimento, è finita in tribunale in un processo per diffamazione. Il tutto risale al 2012, e precisamente a uno scambio di mail fra i consiglieri comunali bolognesi Marco Piazza e Massimo Bugani, fedelissimo di Beppe Grillo e grande amico di Nik il Nero, un paio di consiglieri di quartiere (fra i quali la Saetti), lo stesso Virzì, e due collaboratori del gruppo al Comune di Bologna. Nel mirino delle mail "i 'ribelli' Giovanni Favia e Federica Salsi, poi espulsi dal Movimento Cinque Stelle. Il processo alla Saetti nasce da una querela presentata nei confronti della donna dall'ex consigliere di quartiere Michele Onofri, che ha abbandonato a sua volta il M5s. Uno dei messaggi della moglie di Nik il Nero avrebbe contenuto infatti degli insulti nei suoi confronti.
La cosa "divertente" è che tutta l'agghiacciante conversazione nella mailing list succitata divenne di pubblico dominio quando un hacker la pubblicò sulla piattaforma del meetup 14 di Bologna, e già allora, nell'aprile 2013, pochi mesi dopo l'ingresso in Parlamento del m5s, emergevano evidenti le contraddizioni interne e i veleni che si agitano a tutt'oggi fra i pentastellati in tutta Italia. Come non paragonare, infatti, gli insulti irripetibili, gli attacchi violenti, le lotte fratricide tra correnti, le faide inarrestabili di Bologna con quelle romane emerse dalle chat fra i consiglieri comunali e municipali grillini e da quella fra i "quattro amici al bar"?
Niente di nuovo sotto le stelle, insomma. E se molti sostengono che il M5s sia cambiato per accreditarsi come forza di Governo, a un'analisi meno superficiale non ci si può non rendere conto che più esso cambia (apparentemente) più resta (in realtà) fondamentalmente lo stesso di sempre.