Cronache

Addio Macaluso, vicino a Berlinguer si battè con Mancini e Amendola per il Sud

Di Pietro Mancini

Macaluso diceva : “Se non si ricostruisce una politica e una classe dirigente, il Sud non ha speranza. E oggi non c’è, nè a destra, nè a sinistra"

Fino all'ultimo, Emanuele Macaluso, morto ieri notte, a 96 anni, ha mantenuto uno sguardo curioso sul mondo. E, sempre, scriveva i suoi corsivi, mai banali, su Facebook, firmati em. ma. Ancora la settimana scorsa, dal letto d'ospedale, si informava sulla crisi di governo.
"Togliatti, una volta, mi spiegò-raccontava Macaluso-un uomo politico, che non scrive, è un politico dimezzato”.  Il suo primo pezzo uscì nel 1942 sull'Unità allora clandestina: una denuncia, vergata a 18 anni, delle condizioni di lavoro degli zolfatari nisseni.
Siciliano, don Emanuele, vicino a Berlinguer nella segreteria del PCI, fraterno amico di Napolitano e amico di Sciascia e Guttuso, fu molto legato alla sua regione, che rappresentò a lungo in Parlamento. E si battè per lo sviluppo del Mezzogiorno.

Fraterno amico, dal primo dopoguerra, di Giacomo Mancini, ricordò, a Cosenza, commosso, davanti a una piazza gremitIssima, il leader socialista, scomparso nel 2002. E polemizzò con l’allora direttore de “La Repubblica”, Ezio Mauro, che aveva pubblicato, su Mancini, una vignetta non rispettosa.

Macaluso diceva : “Se non si ricostruisce una politica e una classe dirigente, il Sud non ha speranza. E oggi non c’è, nè a destra, nè a sinistra.So bene che anche Amendola, Gullo, Mancini, De Martino, Li Causi e Alicata fecero errori. E li fecero Martino, Scelba, Alessi, Restivo, Colombo, Misasi e altri, che espresse il centro. 
Ma c’era una dialettica reale e classi dirigenti, che tentarono di cambiare il volto del Sud. In quegli anni, il Mezzogiorno perse la sua partita. Ma la giocò. Oggi la sta perdendo, senza giocarla”.