Cronache

Mafia, rivoluzione rosa: ora sono le donne a chiedere il pizzo. LEGGI

Uno studio realizzato da Klaus Davi in collaborazione con l'associazione Ethos svela come la mafia stia camiando al proprio interno

Adesso sono le donne che vanno in giro per boutique, supermercati, bar, ristoranti, pizzerie e negozi a riscuotere direttamente il pizzo: è una delle novità che scaturisce da uno studio realizzato da Klaus Davi in collaborazione con l'associazione Ethos, presieduta da Giuseppe Musarella, e realizzata su un campione di 50 commercianti a Reggio Calabria. Secondo i dati, il 5% degli estortori è rappresentato dalle donne che si recano in negozi ed esercizi commerciali a riscuotere direttamente e illecitamente il denaro per conto delle organizzazioni mafiose. Le figure più comuni in questo ruolo sono rappresentate invece da giovani figli di boss o famiglie mafiose (34%), seguiti da noti affiliati di rango minore (22%), altri commercianti (14%), affiliati di alto rango (12%), sconosciuti che rivendicano appartenenza mafiosa (11%), donne (5%) e persone dello Stato (2%).

Dalla ricerca Klaus Davi - Ethos emerge anche che il 75% degli intervistati è stato oggetto di estorsione, anche velata, nella sua vita mentre il 34% non denuncia l'azione criminale perchè teme conseguenze per la sua famiglia, il 24% perchè ha paura e il 19% afferma che lo Stato non tutela chi denuncia. L'estorsione (26%) e la crisi economica (26%) sono le emergenze che colpiscono maggiormente il commercio reggino e il 70% conferma quanto detto da Molinetti nell'inchiesta "Malefix", cioè che a Reggio tutti pagano il pizzo.
Le richieste di estorsione sono state formulate principalmente attraverso l'offerta di prodotti gratis (32%), servizi gratuiti (18%) e imposizione di forniture (18%) mentre il 55% del campione dice che la tassa mafiosa è inferiore a quella statale.