Cronache
Marina di Taranto, 12 in manette. Corruzione, tangenti e turbativa d'asta
Appalti truccati, sgominata un'associazione per delinquere
Marina di Taranto, 12 in manette. Corruzione, tangenti e turbativa d'asta
Arresti per corruzione e turbativa d'asta in gare d'appalto indette dalla Marina militare. A conclusione delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto di Taranto, Maurizio Carbone, la Guardia di finanza del Comando provinciale ha eseguito la misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal gip Benedetto Ruberto, nei confronti di 12 indagati, a vario titolo, per associazione per delinquere, turbata liberta' degli incanti, corruzione e furto aggravato.
Le indagini, condotte dai militari del Nucleo di Polizia Economico-finanziaria di Taranto, hanno riguardato l'aggiudicazione degli appalti relativi ai lavori di ammodernamento e riparazione di unita' Navali in dotazione alla Marina militare di Taranto. Tra i destinatari del provvedimento figurano diversi imprenditori, due ufficiali della Marina militare e due dipendenti civili della Forza Armata. L'indagine svolta ha permesso di disvelare l'esistenza di un'associazione per delinquere, composta da imprenditori tarantini, in grado di pilotare a proprio favore le aggiudicazioni degli appalti banditi dall'Arsenale e dalla Stazione navale della Marina Militare di Taranto. Il gruppo d'affari, con la connivenza di un ufficiale della Marina militare in servizio presso l'Arsenale di Taranto, e' riuscito ad aggiudicarsi, nei mesi da ottobre a dicembre 2018, 15 appalti per un totale di 4.800.000 euro. In particolare, dalle indagini e' emerso che per una gara di circa 3 milioni di euro, relativa ai lavori di ammodernamento della flotta, vi e' stato un frazionamento artificioso degli appalti originari in 11 gare. Cio' per garantire ad ogni societa' gestita dagli imprenditori, di aggiudicarsi una porzione dei lavori e di conseguire un maggior guadagno. Dagli accertamenti effettuati e' emerso che la ripartizione degli appalti e' stata effettuata "scientificamente", in modo tale che il totale degli importi relativi alle gare venisse equamente diviso fra gli associati che giungevano a tali accordi nell'ambito di incontri che si tenevano in luoghi da loro ritenuti dagli stessi "sicuri".
Nel corso di tali incontri i telefoni cellulari venivano spenti e lasciati lontano dai locali in cui avvenivano i colloqui. L'ufficiale veniva informato, puntualmente, sia dei nominativi delle imprese partecipanti alle varie gare, nonche' del nome del vincitore concordato. Gli indagati disponevano anche della complicita' di un dipendente civile dell'Arsenale, in servizio presso l'ufficio amministrativo, il quale, a fronte di una tangente, comunicava il dettaglio dei bandi di gara in anticipo rispetto alla data di pubblicazione, consentendo agli stessi di avere un ampio margine di tempo per accordarsi. Il disegno criminale ideato, inoltre, ha trovato un'altra modalita' realizzativa attraverso la corruzione di un ufficiale in servizio presso l'ufficio "servizio efficienza navi", il quale, per far ottenere agli imprenditori l'affidamento di lavori necessari alla Stazione Navale della Marina militare di Taranto, ha richiesto ed ottenuto in cambio utilita' consistite in elettrodomestici, mobili e lavori di ristrutturazione di un'abitazione di sua proprieta'.
Infine, e' emerso dalle indagini che uno degli imprenditori, per risparmiare sulle spese dei materiali, ha corrotto, ripetutamente, un responsabile dei magazzini ubicati all'interno dell'Arsenale, il quale ha permesso ad un dipendente incaricato dal predetto imprenditore di asportare illecitamente, in piu' circostanze, beni di proprieta' della Forza Armata che sono stati utilizzati per le lavorazioni a bordo delle unita' navali e fatturati come forniti dalla societa' incaricata di effettuare i lavori.