Cronache
Immigrati, decine di arresti in Ungheria. Accordo a metà sulle quote
Primi arresti in Ungheria dopo l'entrata in vigore della nuova legge, che prevede il carcere per chi entra illegalmente nel Paese. La polizia ungherese ha reso noto si aver arrestato 174 migranti che avevano attraversato illegalmente la frontiera, dopo l'entrata in vigore a mezzanotte della legge che punisce l'ingresso illegale nel Paese, e ha fatto sapere che saranno sottoposti a processo. La legge prevede una condanna a 5 anni di prigione, 3 per l'ingresso illegale nel Paese e 2 per danneggiamento.
Giudici interpellati dall'emittente M1 hanno assicurato che gli arrestati saranno processati con rito abbreviato e immediatamente espulsi dal Paese. Nella giornata di lunedi' ungherese ha bloccato 9.380 entrati nel Paese dal confine con la Serbia. Un numero record, rispetto ai 5.809 entrati domenica. Da mezzanotte e' entrata in vigore la nuova legge che prevede fino a tre anni di carcere per chiunque ed a qualsiasi titolo tenti di entrare illegalmente in Ungheria. Non solo. La norma rende un crimine anche solo danneggiare la nuova barriera di filo spinato alta 4 metri lungo i 175 km di confine con la Serbia. Ben 30 giudici sono stati messi in stato di allerta pronti a processare per 'direttissima' chiunque sia colto a non rispettare la norma. Prima della riforma del codice penale decisa a fine agosto in Ungheria rischiavano la galera solo i trafficanti di esseri umani. Ma dopo lo tsunami di migranti che ha attraversato il Paese, in un clima di aperta ostilita', diretto in Germania, il premier Viktor Orban ha deciso un ulteriore giro di vite.
Ungheria, tutte respinte le prime 16 richieste asilo - Budapest ha preso in esame 16 richieste di asilo e le ha respinte tutte quante nel giro di poche ore, altre 32 richieste sono state presentare e sono in fase di valutazione. Lo hanno riferito le autorita' ungheresi. Un funzionario dell'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr), Erno Simon, ha confermato di aver visto diversi richiedenti asilo respinti nel giro di qualche ora verso una cosiddetta "zona di transito" in una terra di nessuno al confine tra Ungheria e Serbia.
L'UE LITIGA SULLE QUOTE - Accordo a meta' fra i ministri degli interni Ue sul piano per affrontare l'emergenza immigrazione. Se da un lato c'e' il via libera sulla realizzazione degli hotspot, sulla politica dei rimpatri e sul rafforzamento di Frontex, alcuni paesi non hanno voluto sottoscritto ere l'impegni o alla redistribuzione di 120mila profumi. "Serve un ulteriore sforzo", ha detto il ministro francese Bernard Cazeneuve. In un tweet il governo lussemburghese, presidente di turno, ha parlato di "accordo di principio" sul ricollocamento di 120mila migranti con la possibilita' che il tutto venga adottato al Consiglio Esteri di Lussemburgo l'8 ottobre. Nessun dettaglio sulle quote e sulle modalita' di redistribuzione.
Il ministro dell'Interno Angelino Alfano non cambia idea e al termine del Consiglio straordinario che ha affrontato l'emergenza profughi ha ribadito che "per le cose che interessavano a noi e' andata bene". "E' stata largamente condivisa anche la scelta di una seconda tranche di riallocazione nel resto d'Europa" di 120 mila migranti, che porta a "oltre 40 mila migranti che potranno andare via dall'Italia". Ancora, ha sottolineato, c'e' "l'impegno a una responsabilita' forte dell'Europa sui rimpatri, e anche che Frontex si faccia carico di rafforzare l'intervento europeo".
Insomma, secondo Alfano "alla fine entra in crisi Dublino, quello che piu' ci aveva influenzato in questi anni". Come e' successo per il primo piano da 40 mila rifugiati da redistribuire da Italia e Grecia, anche per questo secondo schema da 120 mila persone "c'e' stata prima una decisione politica, poi altre riunioni per mettere nero su bianco I dettagli e le quote di distribuzione a livello nazionale: il consenso e' larghissimo". Secondo Alfano, "un'Europa che decide con forte leadership politica di prendere 120 mila rifugiati da pochi paesi e redistribuirli e' una cos ache non ha precedenti". Quanto alla capacita' dell'Italia di fare la sua parte nella realizzazione degli "hotspot" per la registrazione e l'identificazione dei profughi, "noi abbiamo nel nostro paese in questo momento 97 mila migranti, in un paese con 60 milioni di abitanti: siamo nelle condizioni di organizzare al meglio sia l'accoglienza che la riallocazione negli altri paesi". In ogni caso, ha detto, "ci sono tre cose che si tengono: il sistema delle riallocazioni nel resto dell'Europa, la questione degli hotspot e i rimpatri: se le cose vanno in parallelo, non abbiamo da perdere tempo".