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Cronache
Morto re Michele di Romania. Ecco chi era

Un re bambino, un soldato alla testa di un paese nel vortice della guerra, un esiliato, un padre della patria. Molte vite per un solo destino.

Fu questo e forse altro il re Michele I di Romania, morto ieri in Svizzera dopo una lunghissima vita durata 96 anni, tempo che gli ha concesso di partecipare alla cavalcata del novecento con le sue salite e le sue discese.

Nato a Bucarest il 25 ottobre del 1921 quando suo nonno Ferdinando I regnava saldamente sulla Romania, fu il primo erede della Casa di Hohenzollern-Sigmaringen a venire alla luce nel paese danubiano, retto da una corona forgiata nel ferro prussiano.

All’età di sei anni si ritrovò catapultato sul trono con l’eco di uno scandalo di corte perché il padre Carol II dovette rinunciare ai suoi diritti per amore dell’avventuriera Magda Lupescu.  Furono quelli gli anni prosperi della “Grande Romania” uscita vincitrice (e praticamente raddoppiata) dalla prima guerra mondiale, gli anni che animarono la sua capitale di un effervescente spirito culturale ed estetico che le fece guadagnare l’appellativo di “Parigi dell’est”, trainati anche dal boom della floridissima industria petrolifera che portò ingenti ricchezze nella casse nazionali. Ma le continue crisi politiche e i governi traballanti posero molti problemi alla Reggenza, così nel 1930 Michele, non ancora compiuti dieci anni, venne deposto dal padre che, tornato in patria, si incoronò re al suo posto, riportandolo al titolo di principe ereditario e gran voivoda di Alba Iulia.

Nel quadro di crescenti tensioni politiche e sospensioni cosituzionali si consuma una delle una delle stagioni più cruente della storia romena, cui s'intreccia la vicenda del Movimento Legionario della Guardia di Ferro di Corneliu Zelea Codreanu: decimato in carcere fra il '38 e il '39 con il benestare di Carol II.

 Ma il vento cambia nuovamente e nel 1940 il putsch del maresciallo filonazista Ion Antonescu  rovescia Carol II e riporta sul trono Michele. 

Scoppia il secondo conflitto mondiale e dal settembre '40 all'agosto '44, col suo governo, re Michele rimane al fianco della Germania, finché mutando le sorti del conflitto scalzerà Antonescu con un colpo di Stato, siglando l'armistizio con gli Alleati e l’Unione Sovietica. Durante la guerra il sovrano dette più volte prova di coraggio e venne insignito delle più alte decorazioni da Hitler, Vittorio Emanuele III, Stalin e Roosvelt. Segno che gli anni che “mossero il mondo” furono pieni di contraddizioni.

Re di romania interna
 

Quando i sovietici occuparono la Romania imposero un governo rivoluzionario che dovette attendere però sino al 1947 prima di riuscire ad instaurare una repubblica popolare perché Michele I godeva ancora di un fortissimo prestigio tra i romeni. Al ritorno da Londra, dove si era recato per assistere alle nozze della cugina Elisabetta con il duca di Edimburgo, venne posto davanti al fatto compiuto. Il governo comunista aveva arrestato un gruppo di studenti universitari che manifestavano in favore del re, minacciando di giustiziarli se il sovrano non avesse abdicato e lasciato il paese. Con lo scatto di dignità nazionale del sovrano ebbe inizio un esilio che sembrava destinato a durare per sempre.

Ma la storia regalò un ultimo colpo di scena alla caduta Ceausescu, in quel sanguinario Natale dell’89, che vide l’utopia marxista sfracellarsi sotto i colpi delle rivolte e dei plotoni di esecuzione. Due anni dopo al ritorno del re Michele in patria furono milioni i romeni accorsi a Bucarest ad acclamarlo spontaneamente sotto il suo balcone. Se non tutti erano monarchici la maggioranza dei romeni lo avrebbe voluto comunque alla testa del paese come Capo di Stato, simbolo di quella Romania antica sopravvissuta pervicacemente agli sconquassi e agli orrori della dittatura comunista durata quarantadue anni. In quei mesi convulsi, se non certo, il ritorno della monarchia sembrò altamente probabile. Anche il trand negli altri paesi balcanici parve confermare questa tesi ma a conti fatti re Michele decise di non dare la spallata, contribuendo alla nascita delle nuove istituzioni democratiche dello Stato e all’integrazione nell’Unione Europea, senza pretendere la tenuta di un referendum che avrebbe potuto vincere. 

A tutti coloro che a posteriori gli chiesero perché non avesse dato il segnale di via libera a quella folla immensa, pronta a riportarlo di peso a palazzo reale e a ripristinare la legalità vigente nel paese prima del colpo di  mano comunista, rispose che voleva scongiurare il pericolo di spargimenti di sangue che sarebbero potuti sfociare anche in una guerra civile.

Il destino si ripete, per la seconda volta nella sua vita, il sovrano decise di anteporre il bene della patria agli interessi dinastici, conservando il suo ruolo di simbolo della nazione. La giovane repubblica romena  gli riconobbe ufficialmente l’appellativo di re, restituendo alla famiglia reale i palazzi e le residenze confiscate dal regime e riportando sulla bandiera lo stemma della monarchia. Oggi la Romania pacificata con la sua storia ha proclamato tre giorni di lutto nazionale per onorare  Re Michele I che rimane un esempio di generosità, sentita dedizione rispetto ai valori culturali romeni e un punto di riferimento per le generazioni attuali e future

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