Cronache

Mose di Venezia: maxi sequestro ai danni di Galan, 12,3 milioni di euro

Le tangenti finivano su conti svizzeri e i soldi venivano reinvestiti in appartamenti di lusso a Dubai

Mose, con le tangenti di Galan appartamenti di lusso a Dubai

Le tangenti che arrivavano dal Mose finivano su conti svizzeri. Un sequestro di 12,3 milioni di euro è stato eseguito dalla Polizia economico finanziaria di Venezia, su ordine del Gip di Venezia, nell'ambito di un'indagine per riciclaggio internazionale ed esercizio abusivo dell'attività finanziaria, riguardante il reinvestimento all'estero delle tangenti incassate dall'ex presidente del Veneto, Giancarlo Galan.

Le indagini hanno consentito di accertare che tra il 2008 ed il 2015 due commercialisti padovani avevano garantito, tramite il loro studio professionale, l'intestazione fiduciaria di quote di una società veneziana, che dalle indagini sul Mose era risultata essere di fatto riconducibile all'ex ministro ed ex governatore del Veneto Giancarlo Galan. I professionisti avevano messo inoltre a disposizione conti correnti in territorio svizzero, intestati a società di Panama e delle Bahamas e gestiti da due fiduciari, le cui somme sono state  trasferite su un conto corrente presso una banca di Zagabria, intestato alla moglie di un terzo professionista del medesimo studio padovano.

Mose: sequestrati 12,3 milioni di euro a Galan

Le ulteriori investigazioni e l'esecuzione di una rogatoria in Svizzera hanno permesso di accertare che il ricorso all'interposizione di società in paesi off-shore era stato utilizzato dai professionisti esteri su larga scala per consentire a numerosi imprenditori veneti di riciclare ingenti somme proventi dell'evasione fiscale realizzata nel tempo. Nel corso della perquisizione presso gli uffici di una società fiduciaria elvetica, è stata infatti sequestrata una lista contenente i nomi di numerose società italiane che avevano affidato la gestione dei capitali derivanti dal "nero" ai professionisti svizzeri, i quali, pur non avendo i requisiti per l'esercizio dell'attività finanziaria in Italia, li avevano raccolti  su conti esteri intestati a società olandesi, svizzere, rumene, di Panama, Curacao e delle Bahamas, una delle quali aperta tramite lo studio Mossak & Fonseca, emerso nell'ambito dei c.d. "Panama Papers".

In un secondo tempo le somme sono rientrate nella disponibilità degli imprenditori italiani che le hanno utilizzate per comprare  appartamenti di lusso a Dubai e in fabbricati industriali in Veneto. I sequestri sono in corso di esecuzione riguardano disponibilità finanziarie detenute presso banche venete, 2 imprese e quote di società e 14 immobili in Veneto e Sardegna.