Cronache
Mottarone, chiesti 8 rinvii a giudizio. "Omissioni gravi, giustizia per Eitan"
Il legale dell'unico sopravvissuto ad Affari: "Il piccolo sia risarcito integralmente per i danni subiti"
Tragedia del Mottarone, il legale del piccolo Eitan ad Affari: "Sia risarcito completamente"
Il 23 maggio del 2021 la cabina numero 3, ormai prossima all'arrivo nella stazione finale del Mottarone, "non si arrestava sospesa alla fune portante, come, invece, sarebbe dovuto accadere se non fossero stati apposti i cosiddetti forchettoni, ma, trascinata dal tiro della fune traente inferiore, retrocedeva verso valle in direzione Stresa, località Alpino, acquistando sempre maggior velocità e, dopo una corsa di oltre 400 metri, raggiunto li pilone numero 3 della tratta Alpino- Mottarone, si sganciava dalla fune portante, precipitando al suolo dall'altezza di circa 17 metri, schiantandosi a terra e proseguendo la sua corsa a causa dell'elevata pendenza del terreno, per, poi, collidere contro un albero". Uno schianto che è costato la vita a 14 persone, solo il piccolo Eitan si salvò.
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Proprio il legale del bimbo, l'avvocato Fabrizio Ventimiglia, ad Affari ha dichiarato: "Riteniamo, anzitutto, doveroso ringraziare gli inquirenti per il grande lavoro svolto, che ha consentito di chiudere in tempi record una indagine molto delicata e complessa sotto ogni profilo. Nell’interesse del piccolo Eitan - che assisto con il collega Avv. Enzo Tino - che sta proseguendo il proprio percorso di crescita circondato dall'amore e dell'affetto di tutti i parenti (come ha ricordato anche oggi il tutore Avv. Andrea Cascio) e che deve necessariamente tornare quanto prima ad una vita più possibile normale - malgrado l'immane tragedia che ha vissuto - auspichiamo che si giunga quanto prima alla fase dell'udienza preliminare sede in cui potremo far valere i diritti e le ragioni del minore, affinchè quest'ultimo venga integralmente risarcito per i danni patiti in questa assurda ed evitabile tragedia".
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Tragedia Mottarone, chiusa l'indagine sul disastro della ferrovia
Le sei persone indagate per il disastro della funivia del Mottarone sono responsabili di "condotta colposa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia e nella violazione di specifiche norme di legge". In particolare Gabriele Tadini, capo servizio dell'impianto del Mottarone, "non effettuava i citati controlli a vista mensili", rientranti tra i suoi compiti; Enrico Perocchio, quale direttore di esercizio dell'impianto e dipendente di Leitner, "non programmava e predisponeva i controlli a vista mensili, d'intesa con l'esercente e, in ogni caso, non verificava che tali controlli fossero stati regolarmente eseguiti", sulla base delle disposizioni normative, delle prescrizioni fornite dal costruttore nel manuale d'uso e manutenzione e dal regolamento dell'impianto, da lui stesso redatto; Luigi Nerini amministratore unico dell'impianto Ferrovie del Mottarone "non vigilava sull'adempimento da parte del proprio dipendente Tadini".
Una mancata vigilanza sui controlli a vista mensili che la procura la imputa anche a Peter Rabanser responsabile per Leitner degli impianti a fune, Anton Seeber e Martin Leitner, rispettivamente presidente e vicepresidente, consiglieri delegati componenti del consiglio di gestione di Leitner e datori di lavoro di Perocchio, che "mantenevano in esecuzione il contratto di manutenzione stipulato tra Funivie del Mottarone e Leitner in data 29 aprile 2016, nonostante lo stesso fosse da ritenersi strutturalmente inadeguato".