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"Un Papa tra la gente", dal viaggio a Lampedusa all’impegno ecologista. L'omelia di cardinale Re incanta Piazza San Pietro
Il decano del Collegio cardinalizio ha tracciato un bilancio del pontificato di Papa Francesco. Il cardinale ha anche accennato ai futuri cardinali che, nei prossimi giorni, si riuniranno per il Conclave

Funerali Papa Francesco
"Un Papa che ha costruito ponti": l'omelia di Re evoca il cuore ecologista e sociale di Francesco
“Adesso prega per noi”. La voce del cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, si alza da Piazza San Pietro e, idealmente, veleggia verso l’Altrove in cui adesso si trova Papa Francesco. Un intervento lineare, pronunciato senza emotività ma con passione che ha scatenato otto applausi in totale (più uno all’ingresso del feretro del defunto pontefice in Piazza San Pietro). Nel corso dell’omelia per i funerali per Jorge Mario Bergoglio, Re non ha mancato di sottolineare i punti salienti del pontificato appena conclusosi e che oggi vede in fondo il suo ultimo atto con le esequie e la tumulazione del feretro in Santa Maria Maggiore, la Basilica papale nella quale Francesco era solito andare a pregare l’icona di Maria Salus populi romani alla quale era particolarmente devoto; ed una riproduzione di quest’icona è oggi in una Piazza piena di sole, nella quale 200mila anime almeno (una visione a perdita d’occhio, fino a Via della Conciliazione, fino al Lungotevere) e 170 delegazioni da tutto il mondo tributano l’ultimo omaggio al Papa venuto “dalla fine del mondo”, per usare le sue parole.
Papa pastore
Ma torniamo all’omelia: dopo i saluti e il ricordo dell’ultima apparizione, il giorno di Pasqua, in San Pietro per la Benedizione Urbi et orbi (alla città e al mondo), il testo del decano sottolinea come Bergoglio abbia toccato “le menti e i cuori”. E, commentando il Vangelo previsto per questa celebrazione, ricorda la chiamata di Cristo a Pietro: “Pasci le mie pecore!”. Francesco, osserva Re, si è donato fino alla fine della vita terrena: lo ha fatto con forza e serenità, portando nel suo Pontificato la sua formazione di Gesuita ma anche e sopratutto, sottolinea il cardinale, 21 anni di episcopato a Buenos Aires. Un Papa pastore, insomma.
Papa tra la gente
Non solo. Re si sofferma sulla scelta del nome pontificale, quell’inedito “Francesco” che non c’era mai stato prima. Un vero e proprio programma di governo ispirato alla vita del Poverello, ma anche una forte personalità alla guida della Chiesa che ha scelto in ogni modo di essere vicino a tutti, in particolare gli ultimi e gli emarginati. È stato un “Papa in mezzo alla gente”, dice ancora Re, con il cuore aperto a tutti, pronto a cogliere il “nuovo” nella Società e nella Chiesa. C’è qualcosa di Giovanni XXIII, insomma, la capacità di leggere i “segni dei tempi” e, a questo scopo, offrire all’uomo moderno una risposta dal Vangelo. Un Papato all’insegna dell’informalità, della spontaneità e vicinanza anche verso i lontani dalla Chiesa, capace di donarsi (e si è donato) nell’accoglienza e nell’ascolto che tocca i cuori.
Alle radici del Pontificato
Il cardinale decano prosegue la sua omelia indicando i due punti chiave del Pontificato bergogliano: il primato dell’evangelizzazione la diffusione della Gioia del Vangelo, come dalla prima Esortazione apostolica Evangelii Gaudium (in questa parte Re ricorda i documenti fondamentali del Pontificato, inclusa l’enciclica Fratelli tutti, la Dichiarazione sulla fraternità umana del 2023, soprattutto l’ansia bergogliana di considerare e rendere la Chiesa: “Casa per tutti”, forte dell’espressione “ospedale da campo” per accogliere, dice, “Dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti; una Chiesa desiderosa di prendersi cura con determinazione dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo; una Chiesa capace di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo o condizione, curandone le ferite. Innumerevoli sono i suoi gesti e le sue esortazioni in favore dei rifugiati e dei profughi”. Una descrizione di ciò che Francesco ha fatto ma che certo può essere uno spunto per i cardinali che all’inizio di maggio voteranno per eleggerne il successore.
L’applauso per Lampedusa e per il Messico
A questo punto il cardinale Re parla dell’insistenza di Francesco: “Nell’operare a favore dei poveri. È significativo che il primo viaggio di papa Francesco sia stato quello a Lampedusa, isola simbolo del dramma dell’emigrazione con migliaia di persone annegate in mare”. Al ricordo di Lampedusa parte un applauso dalla folla, che si ripete quando Re ricorda la Messa celebrata dal Papa al confine tra Usa e Messico (e la regia – con una certa ironia, diciamo così – inquadra Donald Trump assieme alla sua signora, Melania), per poi evidenziare come il suo viaggio più importante sia stato quello in Iraq del 2021 compiuto al rischio della vita (e in effetti si è parlato di un potenziale attentato per uccidere Francesco in quel frangente). Non solo: “Con la Visita Apostolica del 2024 a quattro Nazioni dell’Asia-Oceania, il Papa ha raggiunto ‘la periferia più periferica del mondo’. Papa Francesco ha sempre messo al centro il Vangelo della misericordia, sottolineando ripetutamente che Dio non si stanca di perdonarci: Egli perdona sempre qualunque sia la situazione di chi chiede perdono e ritorna sulla retta via. Volle il Giubileo Straordinario della Misericordia, mettendo in luce che la misericordia è ‘il cuore del Vangelo’”.
L’impegno ecologista e il congedo
Nelle parole di Re, Francesco emerge nitido con i suoi temi: la fratellanza, la vicinanza agli ultimi, il fatto che nessuno si salva da solo (applauso pure qui), l’enciclica Laudato sì sui doveri verso la Casa comune, e dunque il lato ecologista di questo Papato. Re non accenna al “volto amazzonico della Chiesa” a cui Bergoglio volle dedicare un Sinodo; la lotta contro la cultura dello scarto, gli umili e i deboli. E poi, infine, “Costruire ponti e non muri” è un’esortazione che egli ha più volte ripetuto e il servizio di fede come Successore dell’Apostolo Pietro è stato sempre congiunto al servizio dell’uomo in tutte le sue dimensioni. In unione spirituale con tutta la Cristianità siamo qui numerosi a pregare per Papa Francesco perché Dio lo accolga nell’immensità del suo amore”.
E infine la preghiera del cardinale: “Caro papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa Basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza”. Un bel discorso che mette il punto a questo Papato. Adesso questi temi dovranno essere assorbiti dagli elettori che, nella Cappella Sistina, sceglieranno se proseguire su questa strada o correggere la rotta rispetto alle fughe in avanti bergogliane.