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Cronache
Omicidio Cecchettin e pena capitale: altro che rieducazione, la gente è stufa
Giulia Cecchettin e Filippo Turetta

Omicidio Cecchettin e pena capitale: il sondaggio di Affari dà risultati clamorosi

Il triste caso di Giulia Cecchettin ha avuto un enorme impatto emozionale sull’intera società italiana. Difficilmente si ricorda un evento analogo che ha stimolato una così grande emotività nell’opinione pubblica, tanto da unire tutte le forze politiche per inasprire le pene del delitto specifico di femminicidio. Una reazione delle Istituzioni per uno Stato che non sa proteggere le sue figlie.

Affaritaliani.it ha quindi commissionato un sondaggio a Roberto Baldassari, direttore generale di Lab21.01. Tra i vari quesititi ce ne era uno sicuramente particolare: “Pensando al recente caso dell’omicidio di Giulia Cecchettin secondo lei, constatata la certa colpevolezza dell’assassino, lei sarebbe favorevole o contrario alla pena di morte?”

Il risultato è stato inaspettato -non nel risultato- ma nei numeri: favorevole il 42,1% e contrario il 57,9%. Notare che la domanda era stata ben posta, non utilizzando il termine particolarmente colorato emotivamente di “femminicidio” ma quello più neutro e usuale di “omicidio”.

Nonostante questa accortezza metodologica però una grande percentuale di italiani non ha avuto dubbi ed ha votato sì alla pena capitale per l’omicida. Si tratta certamente di un caso particolare perché c’è già la confessione, ma resta un comunque uno spunto su cui riflettere. Il 42,1% degli italiani si dice favorevole alla pena di morte per Filippo Turetta, una percentuale altissima.

In un Paese cattolico come l’Italia (però il “Papa Re” Leone XII non esitò a tagliare la testa ai due carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari nel 1825, data nell’ultima esecuzione pontificia eseguita da Mastro Titta) ci dice che qualcosa è cambiato e cioè che la pubblica opinione non giudica più impossibile l’evento.

In un Paese devastato negli ultimi decenni dalla piaga del “buonismo” che ha portato a tollerare il crimine come se fosse la normalità è un risultato a suo modo sorprendente. I dati mondiali ci dicono che essa è vigente in 58 Stati, tra cui gli Stati Uniti che però non l’applicano uniformemente sul territorio.

Alabama, Arkansas, Carolina del Sud, Dakota del Sud, Florida, Georgia, Idaho, Mississippi, Missouri, Nebraska, Ohio, Oklahoma, Tennessee, Texas sono gli Stati che la applicano normalmente, con l’Ohio particolarmente restrittivo.

In questi giorni si sta quindi riaprendo il dibattito anche in Italia, in cui la pena capitale è stata abolita il 1 gennaio 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana ma è restata fino al 1994 nel Codice Penale Militare di Guerra.

Il fatto è che la Costituzione è molto garantista ed è stata scritta per tempi lontani, molto diversi dagli attuali. L’articolo 27 recita: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

È il punto è proprio questo. La “rieducazione” è stata il cavallo di Troia da cui far passare poi il “buonismo”, di cui prima. È sparita la rieducazione, a cui non crede più nessuno ma è sparita anche la Giustizia, nel senso che i cittadini avvertono che chi delinque gode spesso e volentieri di una sorta di immunità, tanto che pochi credono ancora alla Giustizia, dopo quello che si vede si sente, ma anche quello che sperimentano i cittadini sulla loro pelle in cui le “ingiustizie della Giustizia” (scusate il gioco di parole, peraltro voluto) sono all’ordine del giorno, con i birbaccioni che la fanno quasi sempre franca.

L’Italia si sta “americanizzando” sempre di più, presentando la stessa tassonomia criminale di delitti che avvengono normalmente negli Usa. Delitti efferati e sostanzialmente “seriali”, come i femminicidi, che stanno destando grandissimo allarme sociale.

Ora la sinistra che aveva evocato il fantasma della Giustizia per lucrare sul caso specifico ha perso il controllo della situazione perché ha aperto, anzi spalancato, le porte del giustizialismo rendendosi conto della sua distanza abissale dal sentire del popolo sovrano. Dopo aver battuto la grancassa dell’omicidio di genere si trova come risultato che la gente vuole la pena di morte ed allora gli apprendisti stregoni radical –chic delle ztl fanno discorsi struggenti sulla rieducazione e il garantismo, ma orma i buoi sono scappati dalla stalla e la gente vuole Giustizia e non gliene frega più niente della rieducazione (giustamente).

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