Cronache

Pagamenti digitali, stop al bancomat: ora si usano i microchip sottopelle

Sfrutta la tecnologia Nfc e la società anglo-polacca Walletmor ha lanciato il prodotto sul mercato dalla primavera 2021

Stop al bancomat per pagare, ora si usano i microchip sottopelle

Addio contanti, ora si può pagare direttamente con la mano. Il primo impianto sottocutaneo oggi è realtà: il portafogli, a breve, potrebbe essere un accessorio obsoleto, basta farsi impiantare un chip e il gioco è fatto. Il costruttore, soprattutto il primo a sperimentare tale tecnologia è la società anglo-polacca Walletmor.

Quindi ricapitolando: una volta impiantato e collegato il chip a un conto in banca, rende possibili transazioni immediate contactless, sfruttando la tipologia di tecnologia Nfc. Lo strumento non solo abbraccia la causa dell’eliminazione del denaro contante, ma compie anche un altro passo verso il transumanesimo. Una trasformazione post umana che rende l’uomo sempre più tecnologico, senza più il bisogno di strumenti esterni. È quindi l’uomo a diventare lo strumento stesso.

Il chip è già disponibile

Il chip è arrivato sul mercato dalla primavera del 2021, sono stati venduti 800 impianti e il numero sembra destinato a salire, dato che tutti i cittadini dell’Unione europea potranno ora acquistare il dispositivo dall’azienda per circa duecento euro. Sembrerebbe che la tecnologia risale al 1998, ma è soltanto nell’ultima decade che è stata lanciata sul mercato.

L’amministratore delegato di Walletmor Wojtek Paprota afferma: “L’impianto può essere utilizzato per pagare un drink sulla spiaggia di Rio, un caffè a New York, un taglio di capelli a Parigi, oppure presso il supermercato del posto. Può essere utilizzato ovunque sono autorizzati i pagamenti contactless”.

Come si usa Walletmor

Per utilizzare il chip basta scaricare un’app iCard e creare un account dove collegare un portafoglio digitale. Poi, si procede per attivare il chip collegandolo all’account e si aggiungere il denaro. Infine bisogna farsi impiantare il chip in una clinica di medicina estetica. Il servizio di Walletmor si limita quindi alla vendita del dispositivo, mentre l’installazione sottocutanea è a cura dell’acquirente che deve rivolgersi al proprio medico, con un ulteriore esborso economico per l’intervento in sé.

Sul sito di Walletmor vi è una sezione dove sono indicati alcuni centri che effettuano l’intervento, ma ciò non toglie la possibilità di rivolgersi ad altri. Il chip di Walletmor pesa meno di un grammo ed è leggermente più grande di un chicco di riso. Comprende un minuscolo microchip e un’antenna racchiusa in un biopolimero, materiale simile alla plastica.

Come si installa il chip

Il chip ha le dimensioni di una spilla da balia ed è spesso mezzo millimetro, inserito in un involucro biocompatibile realizzato in osservanza delle disposizioni mediche. È simile a quello usato per microchippare gli animali ed anche l’intervento per l’impianto è simile. Dopo aver praticato una piccola incisione cutanea e con un ago il chip viene inserito al di sotto della pelle, poi sono applicati dei cerottini per chiudere l’incisione. Il tutto dura 10 minuti.

Il dispositivo deve essere sostituito dopo 8 anni, ma Walletmor sarebbe al lavoro per realizzarne uno che possa durare per sempre, anche se è complicato immaginare che una tecnologia non possa essere superata da altre più moderne con il passare del tempo. Ad ogni modo, il chip può essere rimosso in qualunque momento sottoponendosi ad un nuovo intervento.

 

 

 

 

Dati sensibili a rischio?

La medesima tecnologia viene inoltre già utilizzata, ad esempio, per aprire la propria porta di casa, semplicemente passando la mano su un apposito lettore. La preoccupazione è come questo strumento possa svilupparsi in futuro. Magari contenendo una serie di dati sensibili della persona che lo porta dentro di sé. E, di conseguenza, di come queste informazioni possano essere utilizzate e soprattutto da chi.

 

Strumento di controllo e manipolazione delle masse?

“C’è un lato oscuro della tecnologia che ha il potenziale di abuso”, ha detto Nada Kakabadse, professoressa di policy, governance ed etica presso l’Università Henley Business School di Reading. “Per coloro che non hanno a cuore la libertà individuale, questa tecnologia apre le porte a nuove strategie di controllo, manipolazione e oppressione”, ha aggiunto Kakabadse. Insomma, in un mondo fatto di dati personali e che con le nuove tecnologie continuano ad essere sottratti agli utenti ignari, resta da chiedersi quanto strumenti come il microchip sottocutaneo non possano servire allo stesso scopo. Ma soprattutto, ne abbiamo davvero bisogno?