Cronache
Palamara: "Dossieraggio? Altro che fuoco di paglia..."
Intervista all'ex presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara
Palamara parla con Affari: "Dossieraggio? Altro che fuoco di paglia. Anche io vittima, vi spiego il sistema che c'è dietro"
Siamo di fronte a un grande dossieraggio di Stato o è un fuoco di paglia? E’ questa la domanda che da giorni si pongono politici e giornalisti in merito all’inchiesta di Perugia sulla presunta attività di raccolta di informazioni riservate su centinaia di persone, politici, vip, uomini dell’imprenditoria e non solo. Un’accusa gravissima mossa in particolare al sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia Antonio Laudati e al tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano, che avrebbero sfruttato proprio le banche dati investigative per ottenere informazioni non divulgabili. L’elenco è lunghissimo, si parla di oltre 800 accessi abusivi e di 300 profili “attenzionati”.
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C'è chi, per difendere i cronisti coinvolti, ha sfoderato la spada chiamando in causa la libertà di espressione (nell’inchiesta anche i giornalisti del “Domani” Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine), e c'è la politica, che come al solito si è divisa: c’è chi parla di “dossieraggio da dittatura sudamericana”, chi evoca lo spettro di uno “spionaggio illegale di stampo sovietico”. Non di meno il mondo della giustizia, con l’ex giudice della Corte Costituzionale Sabino Cassese che è arrivato a chiedersi se sia ancora utile la Procura Antimafia.
Affaritaliani.it ha interpellato Luca Palamara, ex presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, oltre che coautore de “Il Sistema”, per capire se si possa parlare, anche in questo caso, di un vero e proprio schema di rapporti di potere e vantaggi reciproci.
L’inchiesta sul presunto dossieraggio potrebbe rivelarsi un “fuoco di paglia”. Ad oggi ci sono molti elementi che fanno propendere per azioni che non hanno una “regia a fini ricattatori”. Lei che idea si è fatto?
Penso che sia necessario attendere quelli che saranno gli sviluppi dell’indagine perugina ragion per cui solo all’esito della stessa si potranno tracciare gli esatti confini. Come ho avuto modo di raccontare, però, il “dark web” del Sistema è fatto di logge e di lobby, luoghi dove le questioni si affrontano fuori, non soltanto da occhi indiscreti, ma anche dalle regole.
Per parlare di dossieraggio nel senso vero del termine occorrerebbe un “mandante”. In questo caso non si tratterebbe più di semplici accordi tra il finanziere indagato e i giornalisti?
L’esperienza ci insegna che neppure la giustizia, per quanto punti i riflettori, riesce a fare piena luce sul “mondo invisibile” del quale, a volte per scelta altre in modo inconsapevole, fanno parte anche uomini che vestono la toga. Solo l’indagine di Perugia potrà meglio disvelare cosa si celava dietro l’attività di Pasquale Striano, ma è difficile pensare che il finanziere finito al centro di un procedimento per accesso abusivo a banche dati informatiche, unitamente ad alcuni giornalisti del Domani e al magistrato Antonio Laudati, potesse agire solo ed esclusivamente per un tornaconto personale. Infatti, cancellieri ed appartenenti alle forze di polizia sono, in molti casi, il veicolo attraverso il quale le notizie vengono trasmesse ai giornalisti. Dietro c’è sempre un mandante. E l’individuazione dei mandanti penso che consentirà di chiarire ancora meglio il quadro della situazione.
Antimafia, finanza, stampa… Nessuno si salva? Gli unici estranei e “attenzionati” sembrano i politici…
L’accentramento di competenze all’interno della DNA ha indubbiamente posto un problema di competenze all’interno della magistratura e quindi può essere la causa di un malsano rapporto tra queste componenti. In realtà da quello che si apprende dagli organi di informazione ad essere attenzionati erano anche soggetti estranei al mondo della politica. Dai nomi che sono stati pubblicati è indubbio che la maggior parte degli stessi appartenesse però all'aria politica del centrodestra. Questo mi sembra essere un dato di fatto con il quale confrontarsi.
Una volta c’era la P2, oggi si può parlare di un fenomeno simile?
Indubbiamente la P2 rappresenta la più famosa loggia segreta e deviata della massoneria italiana, con a capo Licio Gelli, i cui elenchi furono scoperti il 17 marzo 1981 custoditi in una villa a Castiglion Fibocchi, sulle colline di Arezzo, e che fu sciolta l’anno successivo con l’accusa di essere una associazione eversiva. Oggi, alla P2 nonché a quelle successive alla stessa, si sono sostituite cordate di potere composte da magistrati, ufficiali di polizia giudiziaria e appartenenti al mondo dell’informazione. Con questa nuova realtà ci dobbiamo confrontare.
Lei è mai stato vittima di “dossieraggio” in qualche modo?
Dalla lettura della Verità di oggi ho potuto apprendere che un senatore del Partito democratico nel luglio del 2020 si è fatto consegnare da un pubblico ufficiale, interno alla Procura di Perugia ed estraneo in quel momento all’indagine che mi riguardava, tutte le chat del mio telefono, contenenti conversazioni private, famigliari, nonché dati sensibili. Chiedo di conoscere il motivo e l’utilizzo che ne è stato fatto, riservandomi di dare mandato ai miei legali di esperire ogni azione risarcitoria. Sono certo che anche il segretario del partito, Elly Schlein, viste le sue ultime dichiarazioni sulla vicenda del finanziere della Dna e dei giornalisti di Domani, vorrà conoscere i reali contorni di questa torbida vicenda, che va oltre il caso personale e riguarda la vita delle persone.
L'attività dei giornalisti può essere considerata illegale? E se sì, sussistendo i tre requisiti del diritto di cronaca, è scriminata?
La stampa deve essere libera ed ha il diritto-dovere di informare l’opinione pubblica ricercando le sue fonti. Questo è un caposaldo della democrazia che spesso nel nostro Paese ha lasciato il posto ad un rapporto malato tra una parte della informazione e chi fa le indagini. Quando sussistono i requisiti dell’interesse pubblico, della verità dei fatti e della continenza sussiste il diritto di cronaca. Nella realtà accade che il giornalista prende per oro colato quello che ad esempio è scritto nelle informative di polizia giudiziaria senza alcun vaglio critico. Nel caso di specie che a noi interessa peraltro i giornalisti risultano essere iscritti per concorso in accesso abusivo ragion per cui è necessario attendere gli sviluppi dell’indagine.
Che cosa pensa delle dichiarazioni di Salvini e Renzi sul "sistema sovietico" e quello "sudamericano"? Non sembra un paragone un po' forzato?
Io penso che ognuno sia libero di esprimere le proprie idee e le proprie opinioni a maggior ragione di fronte a situazioni di questo genere che in qualche modo mettono in discussione i capisaldi della democrazia.