Raggi, parla l'ex donna di Salvatore Romeo: "Virginia cercò di farmi fuori"
Caso Virginia Raggi. La verità sulla polizza vita di Romeo intestata alla consigliera Bonaccorsi
Il caso della polizza vita di Salvatore Romeo, ex capo segreteria di Virginia Raggi, polizza di cui è beneficiaria proprio la sindaca, ha scatenato un putiferio che ha infiammato l'opinione pubblica e che, con ogni probabilità, segnerà la fine dell’avventura della giovane ex addetta alle fotocopie dello studio Previti sul seggio capitolino. Intanto, fra i beneficiari di altre polizze aperte dall’ex braccio destro della sindaca, viene citata anche Alessandra Bonaccorsi, già consigliera del gruppo misto nell’Ottavo Municipio romano, lo stesso di Romeo e dell’ex vicesindaco Daniele Frongia.
Signora Bonaccorsi, come ha conosciuto Salvatore Romeo e quali sono i rapporti che intercorrono fra di voi al momento attuale?
L’ho conosciuto nell’autunno del 2012 poiché mio figlio e sua nipote erano nella stessa scuola e nella stessa classe all’asilo. Fra il 2013 e il 2014 abbiamo avuto un legame sentimentale. Attualmente, anzi, dall’Agosto 2014 non esiste più alcun tipo di rapporto, neanche gli auguri di Natale.
Sapeva della polizza a suo nome?
Si me lo aveva detto Romeo durante la nostra frequentazione mentre bevevamo un cappuccino al bar. Così, dal nulla, con nonchalance, come se mi parlasse del film aveva visto la sera prima. La cosa mi sorprese e mi lasciò anche in imbarazzo. All’epoca, tuttavia, non era esclusa dai nostri discorsi l’idea di costruire un futuro insieme quindi il suo gesto va visto con quelle intenzioni.
Sulla stampa si allude al fatto che gli investimenti in polizze possano nascondere tentativi d’infiltrare e condizionare le "comunarie" organizzate dal M5S che individuarono il candidato sindaco di Roma. Lei cosa ne pensa al riguardo?
Io parlo per me. Nel 2016 ero nel Gruppo Misto e sostenevo Alfio Marchini sindaco, quindi la vicenda delle “comunarie” del m5s non mi tocca minimamente. Peraltro, il Salvatore Romeo che conoscevo io è una persona limpida, cosa che a mio avviso non è il Movimento. La mia brevissima esperienza con loro può essere definita un incubo. Alle elezioni del 2013 risultai la prima dei non eletti quindi mi dedicai ad altri progetti a favore della collettività. Quando, ai primi del 2015, uno dei due consiglieri pentastellati diede le dimissioni, sarei dovuta subentrare a lui quale consigliera del m5s ma, al momento di presentarmi alla riunione degli attivisti dell’Ottavo Municipio, ricevetti ingiurie, intimidazioni e, su facebook, addirittura minacce di essere presa a calci per impedirmi di entrare in Municipio come consigliera.
Scusi, perché volevano impedirle di entrare in Municipio se era stata legittimamente eletta dai cittadini?
La loro versione era che, da dopo le elezioni del 2013, non avevo più partecipato alle varie riunioni e banchetti; cosa verissima, ma io sono una persona pragmatica: quelle riunioni in cui gli attivisti si esaltavano a vicenda pensando di risolvere i problemi mondiali non servivano a nulla ed essendo io madre vedova di un bambino non avevo tempo da perdere. In realtà non mi volevano perché sono una testa pensante e non ero disposta a dire Signorsì a comando. Quando c’era qualcosa che a mio avviso non andava, lo facevo presente e questo non era un comportamento gradito. Sono arrivati a inveirmi contro in venti a una riunione in cui subii una sorta di processo dove ero già imputata e condannata in partenza. Fu chiesto a Salvatore Romeo, attivista di quel municipio, di aiutarmi e d’intervenire, ma lui rispose picche. E mi lasciò da sola a ricevere di tutto e di più da un gruppo di persone inferocite e invasate. Ma non furono solo gli attivisti a chiedermi di fare un passo indietro. E, a parte le minacce e il mobbing, fu questa la cosa che più mi sconvolse.
A chi allude precisamente? Chi altri le chiese un passo indietro?
Gli allora consiglieri comunali Raggi e Frongia, oggi rispettivamente sindaca e assessore allo Sport. Fui chiamata da Frongia a prendere un caffè in Campidoglio e mi si avvicinò Virginia Raggi con un bel sorriso dicendomi: “Alessandra perché non fai un passo indietro?”. Io le risposi: “Perché dovrei?” e lei sparì. Dopodiché Daniele Frongia mi disse che, quella sera stessa, gli attivisti alla riunione settimanale a Largo Loria mi avrebbero chiesto la motivazione della mia assenza, io ribattei che era una domanda più che lecita alla quale sarei stata felice di rispondere. Ma quello che trovai a quella riunione e alle successive non furono domande bensì attacchi verbali degni della Gestapo. Il linciaggio che mi fu fatto era di dominio pubblico nella chat “All Level”, quella che raggruppa portavoce municipali, comunali, regionali e i parlamentari romani, e ricorda da vicino quello subito da Marcello De Vito, come dimostrano le chat che stanno uscendo sulla stampa. In ogni modo, non mi persi d’animo, entrai in Municipio, passai subito al gruppo misto e mi misi a lavorare. Gli articoli dei giornali che mi riguardano parlano da soli della qualità del lavoro che ho svolto. Quanto al passo indietro, la Raggi chiese a me di farlo, e ora è lei a sentirselo chiedere. Io ero innocente. Lei?
Appurato che lei ha chiuso da anni con il m5s, cosa c’è a suo parere dietro la polizza di Romeo di cui è beneficiaria la Raggi, e cosa ne pensa dell’attuale amministrazione di Roma?
Non ho la minima idea del perché Salvatore Romeo abbia intestato una polizza alla Sindaca, io lo conosco come uomo di buon senso. La Sindaca è una donna sposata e non credo abbia problemi economici quindi penso che, invece d’interrogarci al riguardo, la risposta debba darcela lui. Io posso rispondere solo per me.Per quanto riguarda cosa penso del “lavoro” della Sindaca e della Giunta le dico solo che, durante lo spoglio delle schede alle elezioni, quando era palese che avessero vinto loro io dissi “entro Natale ci sarà il disastro totale”. Questo per due motivi: in primo luogo Roma è una città complicata e non può essere governata da persone inesperte che vanno avanti a slogan e non hanno la libertà di pensare con la propria testa. Secondariamente, quando non si è esperti e per giunta arroganti non si può essere costruttivi. Nessuno si aspettava miracoli ma se fossero intervenuti incisivamente sui tanti problemi della città anziché aumentare i premi ai dirigenti delle partecipate, avrebbero fatto qualcosa di concreto per la collettività e non vecchia politica – quella che condannano, per giunta. La città si migliora un passo alla volta, ma io non ho visto nessun passo, basta solo guardarsi intorno. La cosa non mi rende felice, ovviamente, perché la città appartiene a tutti noi ed è tragico vederla peggiorare sempre più. Soprattutto per i nostri figli.
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