Cronache

Passo indietro della Regione Lazio: aiutate tutte le associazioni culturali

di Antonio Amorosi

Dopo la protesta, perché scavalcate dalle fittizie, il Lazio cambia tutto ed eroga altri 1,4 milioni di euro. Non falliranno. Solo Affari aveva seguito il caso

Bisogna ricordarsi di chi, partendo da una condizione di sconfitta, ribalta la situazione e vince su tutta la linea. E’ quanto accaduto alle associazioni culturali del Lazio che, dopo settimane di proteste, hanno prodotto la marcia indietro della Regione di Nicola Zingaretti e dell’ente gestore LazioCrea.

Affaritaliani.it è stato l’unico giornale a seguire e a dare visibilità al caso. 

Le associazioni culturali protestavano contro le graduatorie del bando erogato a dicembre del 2020 dalla Regione Lazio che, visto il blocco di ogni attività dovuto alla pandemia, aveva pensato di aiutarle con l’erogazioni di fondi economici. La maggioranza delle associazioni stavano rischiando di fallire dovendo, anche con le attività chiuse, 

comunque continuare a pagare le utenze. Un’iniziativa meritevole che però si è trasformato in un mezzo pasticcio.

Il bando era riservato ‘esclusivamente’ alle associazioni culturali e alle associazioni di promozione sociale con un avviso a sportello, cioè otteneva il finanziamento chi prima inviava la domanda via Pec, autodichiarando i requisiti richiesti.

Ma nell’elenco degli assegnatari e vincitori degli aiuti erano finiti ristoranti, pub, entità politiche, palestre, addirittura un club privé, non associazioni culturali propriamente dette.

“Alcune avrebbero potuto essere facilmente escluse con la semplice analisi del loro statuto”, aveva spiegato la consigliera dei 5 Stelle Francesca De Vito. Anche il consigliere Davide Barillari aveva gridato all’ennesimo scandalo nella Regione Lazio.

A quel punto gli enti pubblici cambiano più volte le graduatorie, fanno interventi di varia natura, ma molte associazioni vere restano comunque escluse per mancanza di fondi. Le proteste continuano fino al 30 aprile, quando si tiene un incontro tra la rete di associazioni che protestano e LazioCrea. A quel punto gli enti pubblici decidono di accogliere tutte le richieste delle associazioni culturali: la graduatoria degli aventi diritto è stata “ripulita”; decadranno palestre, ristoranti enti religiosi e tutti quei soggetti che non avevano titolo a ricevere aiuti. In sostanza sono state escluse più di 400 entità. E la prossima settimana verranno erogati ulteriori 1,4 milioni di euro, che si aggiungono ai 6,8 milioni già stanziati, al fine di ristorare le associazioni che anche avendo diritto erano rimaste escluse per mancanza di fondi.

Il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti ha dichiarato: “Queste associazioni sono centri di connessione fondamentali tra il cittadino e il territorio e punti nevralgici di socialità e cultura. Per questo, abbiamo messo a disposizione nuove importanti risorse affinché queste realtà siano aiutate nel proseguire le proprie attività”.

“Senza le proteste e questa rete di 120 associazioni che hanno spinto affinché ci fosse un po' di giustizia forse 1000 associazioni oggi avrebbero chiuso definitivamente, con effetti deleteri sul territorio”, ha spiegato ad Affaritaliani.it Vincenzo Petrone, presidente della Mondrian Suite, “non dobbiamo rassegnarci a cose palesemente sbagliate. Non dobbiamo dire: tanto funziona così! E ringrazio 119 splendidi compagni di viaggio, presidenti di altrettante associazioni culturali che con me hanno costituito una Rete che con la forza collettiva ha chiesto e ottenuto non un privilegio ma il ristabilimento di un principio: i furbi che prendono soldi pubblici o saltano le file non vanno lodati ma isolati. E le istituzioni devono ascoltare i cittadini incazzati perché da uno scontro nasce poi un confronto e infine trionfa la giustizia. Non è retorica ma è quello che dobbiamo fare quando vediamo ingiustizie: non rassegnarci ma battagliare perché le istituzioni sono di tutti noi”.

Dello stesso avviso Paolo Iafrate dell’associazione Oltre l’Occidente: “Ci avevano inizialmente risposto in modo molto vago, poi insistendo e con le proteste sempre più accese di tanti la situazione è cambiata, siccome tutto è avvenuto a Roma…. Credo che se fosse accaduto in un’altra provincia del Lazio non sarebbe cambiato niente (ride amaramente). A Roma c’è una tale pressione, ci sono le elezioni amministrative a breve, ci sono tante associazioni che sono anche un riferimento culturale… e allora...”.

“Ora c’è questa Rete di associazioni libere e indipendenti, senza padrini e protettorati”, ha concluso Petrone, “che può far valere il proprio peso nell’applicazione di alcuni principi di giustizia”.