Cronache

Dalai Lama e il bacio al bimbo, la pedofilia anche tra i monaci buddisti

di Antonio Amorosi

“Il sistema buddista è malato”, né più né meno della Chiesa. Lo scivolone del Dalai Lama fa riemergere un substrato di casi non raccontati

Qualcuno, senza grande successo, ha anche tentato di giustificare l’accaduto con l'antica tradizione tibetana di tirar fuori la lingua, un modo di salutare che nella terra di Lhasa risale al IX secolo, prova di non essere la reincarnazione dell’Imperatore Langdarma persecutore dei buddisti (si narra avesse la lingua nera). Malinteso, scivolone o meno, sorprende anche il gesto in sé liceità o opportunità o meno. Oltretutto la vicenda accade in un momento in cui Pechino sta aumentando la sua aggressività in campo mondiale e Tenzin Gyatso, XIV Dalai Lama, rappresenta per il mondo una bandiera per l’indipendenza degli Stati confinanti (il Tibet nel caso specifico) dalla Cina.

Soprattuto i giornali e il web asiatici sono pieni di casi denunciati dalle famiglie di ragazzi e ragazze che raccontano di aver subito violenze dai monaci. Difficile quantificare la portata del fenomeno. Sempre il quotidiano tailandese Bangkok Post racconta la pratica, dei vertici buddisti, di evitare il clamore intorno alle denunce o anche invitando direttamente i seguaci a non farle. Qualche anno fa ne è nato un hashtag, non molto conosciuto in Italia, #MeTooGuru.

Furono feroci le accuse di violenza sessuale nei confronti di una vera e propria star, Sogyal Rinpoche, fondatore di un'importante organizzazione buddista (è apparso nel film Piccolo Buddha interpretato dall’attore Keanu Reeves) e autore del best seller mondiale “Il libro tibetano del vivere e del morire”. Travolto da accuse, sulla sua vicenda è stato pubblicato un libro. La co-autrice Mary Finnigan, che ha contribuito a lanciarne la carriera negli anni '70, spiegò al quotidiano The Daily Beast il perché secondo lei nessuno all'interno del culto al tempo ne avesse contestato il comportamento. L’autrice ha persino fatto appello al Dalai Lama che non si è mosso immediatamente per fermare Sogyal. "Hanno ancora il loro codice mafioso di omertà in veste rossa", ha spiegato la donna. Sogyal Rinpoche è deceduto per un cancro al colon nel 2019 e il caso finì nel nulla.