Cronache

Plasma, un plauso dagli States al 'Carlo Poma': "Terapia sicura"

Un approfondimento sul plasma ricavato da pazienti convalescenti è stato l’oggetto della diretta Facebook trasmessa ieri sulla pagina di Lombardia Notizie, per parlare della sperimentazione portata avanti dal Poma e dal San Matteo di Pavia. Come riporta La Gazzetta di Mantova, il collegamento si è svolto con gli Stati Uniti, in particolare con il professor Alessandro Santin, scienziato bresciano, oncologo ed immunologo alla Yale University.

Dagli Stati Uniti è arrivato un plauso alla terapia del plasma, tra l’altro utilizzata ormai in circa 2.500 ospedali e su 15mila pazienti. «Bisogna capire il momento storico che stiamo vivendo – ha detto il professor Santin–. Al momento non abbiamo vaccini e non abbiamo terapie mirate antivirali efficaci. Siamo in una situazione di emergenza, dove l’utilizzo del plasma dei pazienti convalescenti, ricco di anticorpi neutralizzanti, rappresenta una terapia che possiamo usare in maniera immediata nei pazienti che sviluppano forme gravi che possono portare alla morte».

«Negli Usa questo approccio come viene visto?”, ha chiesto Rizzi.

«Ci crediamo molto – ha risposto Santin – nelle ultime sei settimane abbiamo trattato quindicimila pazienti con il plasma e i primi 5mila hanno dimostrato che l’infusione è sicura. Abbiamo visto effetti collaterali in meno dell’1%. Ora stiamo investigando per capire quello che abbiamo ipotizzato e cioè che possa essere molto efficace abbassando la mortalità. I dati preliminari ci inducono a pensare che sia vero, ma i 15mila pazienti sono stati trattati su base compassionevole, perché avevano forme severe ed estremamente severe e ora dobbiamo basarci su quello che vediamo»

Il professore bresciano ha poi sottolineato che non c’è ancora un controllo randomizzato, ma l’approccio del plasma è supportato e approvato dalla Food and Drug Administration, che lo ha approvato in maniera rapida e si è raccomandato di procedere con la raccolta del sangue e la distribuzione negli ospedali americani. «Il lavoro svolto da Mantova e Pavia è ottimo – ha concluso – sono stati i pionieri in Italia. Lo studio non è ancora stato pubblicato ma lo sarà al più presto. Auspico che il trattamento possa essere reso disponibile in tutti gli ospedali italiani e americani».

Da La Gazzetta di Mantova